Pagina:Jolanda - Dal mio verziere, Cappelli, 1910.djvu/20

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veglie di un malato o le angoscie d’una reclusione, non avranno fatto un’opera inutile. Via, è meglio che scrivano le donne che gli studenti di Liceo!

Vorrei proprio sapere se è solamente la penna che vi ispira orrore fra le bianche dita femminili, o se la vostra contrarietà si estende a tutte le arti coltivate da loro. Poichè ve ne sono che stonano di più. La pittura per esempio: una donna che va alla scuola del nudo... che ve ne pare? E le scultrici che si impiastricciano le mani delicate? E le violiniste? E le donne che suonano il flauto.... Che ribrezzo, non è vero? E la drammatica? Credete voi che una scena d’amore in azione non sia più dannosa alla nostra natura che una scena d’amore scritta? Bando all’arte dunque per noi, e tutte a farsi monache. O santo cielo...! ma che avesse ragione Gemma Ferruggia, quando vi diceva placidamente.... codino?

Io non lo credo, però. Non lo suppongo nemmeno. Siete troppo intelligente, troppo fervido, troppo ardito. Un codino autentico ci avrebbe detto forse le cose che ci avete detto voi, ma ce le avrebbe dette male, mentre voi ce le regalate elegantemente. Poi mi fate degli scarti! Altro che codinismo!

Gemma Ferruggia vi osserva dolcemente, sapientemente, che la donna ricorre all’arte per salvarsi dalla passione. Voi le rispondete che parla come S. Paolo e come Tolstoî; voi le dite che non trovate perniciosa la passione, l’amore, nella vita d’una donna, anzi che per voi è l’ideale della vita femminile, e che ce l’avete con l’opera artistica perchè sottrae all’opera naturale degli affetti. A me pare che parliate, voi, un poco come.... un Mussulmano. Amore libero? Quand même? ma e tutta la vostra morale?