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112 viaggio al centro della terra

giorno. Io credo anzi che si attaccasse a noi. Gli oggetti esteriori hanno un’azione reale sopra il cervello. Chi si chiude fra quattro mura finisce a perdere la facoltà di associare le idee e le parole. Quanti prigionieri cellulari non divennero imbecilli, per non dir pazzi, per mancanza d’esercizio delle facoltà pensanti!

Durante le due settimane che seguirono la nostra ultima conversazione non avvenne alcun incidente degno d’essere riferito. Io non trovo nella mia memoria, e ci ho le mie ragioni, che un solo avvenimento di estrema gravità di cui mi sarebbe difficile dimenticare il menomo particolare.

Il 7 agosto, le nostre successive discese ci aveano condotto ad una profondità di trenta leghe, vale a dire che vi erano sulla nostra testa trenta leghe di roccie, di mari, di continenti e di città. Noi dovevamo essere allora a duecento leghe dall’Islanda.

Quel giorno il tunnel seguiva un piano poco inclinato.

Io camminava innanzi portando uno degli apparecchi di Ruhmkorff, mentre mio zio portava l’altro, ed esaminavo gli strati di granito.

D’un tratto volgendomi m’avvidi d’esser solo.

«Ecco, pensavo, ho camminato troppo in fretta, oppure Hans e mio zio si son fermati per via. Convien raggiungerli. Per buona sorte la salita non è molto faticosa.»

Tornai indietro. Camminai durante un quarto d’ora, spingendo lo sguardo innanzi: nessuno; chiamai: nessuna risposta. La mia voce si perdeva in mezzo agli echi cavernosi che risvegliavo all’improvviso.

Cominciavo a sentirmi inquieto. Un brivido mi percorse tutto il corpo.

«Calma, calma! dissi ad alta voce. Sono sicuro di ritrovare i miei compagni. Non vi sono già due strade! Ora poichè ero innanzi, mi bisogna tornare indietro.»

Risalii per una mezz’ora, ascoltai sperando di udire la voce de’ miei compagni che in quell’atmosfera così densa poteva giungermi da lontano; ma un silenzio profondo regnava nell’immensa galleria.

M’arrestai. Non potevo credere al mio isolamento.

«Vediamo, ripetevo; poichè non vi ha che una strada, poichè essi la seguono io devo raggiungerli, e mi basterà di risalire ancora; se pure, non vedendomi e dimenticando che io li precedeva, essi non ebbero il pensiero di