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172 viaggio al centro della terra

scoperta! Questa lama è rimasta abbandonata sulla sabbia da cento, dugento, trecent’anni, e si è intaccata sulle roccie di questo mare sotterraneo.

— Ma non è già venuta da sola, esclamai, e non potè già torcersi da sè stessa. Qualcuno dunque ci ha preceduti!

— Sì, un uomo.

— E quest’uomo?

— Quest’uomo ha inciso il suo nome con questo pugnale! Quest’uomo volle ancora una volta segnare colla propria mano la strada del centro; cerchiamo! cerchiamo!»

Ed eccoci; prodigiosamente interessati, rasentare l’alta muraglia, interrogando le più piccole fessure che potassero mutarsi in galleria. Giungemmo così a un punto in cui la spiaggia si restringeva. Il mare bagnava quasi i piedi del contrafforte, lasciando appena un passaggio largo una testa, Fra due sporgenze di roccie, si vedeva l’entrata d’un tunnel oscuro. Quivi sopra una lastra di granito apparivano due lettere misteriose, mezzo rosicchiate, le due iniziali dell’ardito e fantastico viaggiatore:


«A.S.! esclamò mio zio, Arne Saknussemm! Sempre Arne Saknussemm!»


XL.

Dacchè m’ero posto in cammino, io era passato per molte meraviglie; dovevo credermi a prova d’ogni stupore. Pure, alla vista di quelle due lettere incise là da trecento anni, rimasi in uno sbigottimento vicino alla stupidità, E non solo si leggeva sulla roccia la sottoscrizione del dotto alchimista, ma io avevo fra le mani lo stile che l’aveva tracciata. Senza un’insigne malafede non poteva più mettere in dubbio l’esistenza del viaggiatore e la realtà del suo viaggio.

Mentre queste riflessioni turbinavano nella mia testa,