Pagina:Kant Forza dell'animo, Pirotta, 1828.djvu/8

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8 Lettera Emanuele Kant

ma l’istinto naturale vuole diversamente. Se egli invoca la morte come un liberatore, dimanda pur sempre qualche picciol indugio, avendo sempre alcun pretesto alla procrastinazione del suo perentorio decreto. La risoluzione presa nel furor feroce di finire la vita con un suicidio, non ne fa eccezione, essendo l’effetto d’un’affezione esaltata sino alla manía... Fra le due promesse di ricompensa divina a chi adempie il dovere di figlio (acciò tu sii felice, e tu viva lungamente sulla terra), l’ultima contiene il più forte istinto anche nello stesso giudizio della ragione, vale a dire quale dovere, la cui osservanza è pur meritoria.

Il dovere di onorare la vecchiaja non è fondato sul debito riguardo, che si suppone ne’ giovani verso la debolezza de’ vecchi, non essendo questa la ragione della stima a loro dovuta. La vecchiaja vuol quindi pure essere considerata per qualche cosa di meritorio, dal che ne nasce la venerazione che le si concede. Dunque, non già perchè gli anni di Nestore portino con sè un sapere da lunga sperienza acquistato per dirigere il mondo più giovine, ma perchè l’uomo – purchè non sia macchiato d’infamia –, il quale si è conservato così lungamente, vale a dire, che ha potuto scansare la mortalità, cioè il più umile detto che mai possa pronunziarsi su un essere ragionevole (tu sei polvere, e