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LA RELATIVITÀ DEL TEMPO 61


Nella vita corrente e anche nei lavori scientifici, abbiamo da fare con velocità ben inferiori a quella della terra, con durate ben piú corte che sei anni-luce, con distanze molto piú brevi di quella pari a sei volte l’orbita terrestre. Se dunque, praticamente e nella fisica che precedette Michelson, si è potuto, senza disaccordo con l’esperienza, utilizzare delle rappresentazioni assolute, non bisogna vedere in ciò una contraddizione col principio di relatività. I vecchi principi meccanici di Galileo e Newton, nel ristretto campo di spazio e di tempo nel quale li si impiega, si accordano con tale principio e possono continuare senza pericolo ad essere tenuti come valevoli per gli usi domestici, se cosí si può dire. In campi più vasti invece, essi sono subordinati ai principi più generali della relatività elettromagnetica.

    dimagrire. Sembra che disgraziatamente ci sia della gente che prende per oro colato queste innocenti facezie. C’è un altro errore sul quale vorrei attrarre l’attenzione. Se due osservatori s’incontrano, dal punto di vista relativista, ciascuno di essi può considerarsi come in quiete e considerare l’altro come in movimento; ma se tutti e due si ritrovano di nuovo, uno almeno ha dovuto fare mezzo giro (ciò ohe è incompatibile col movimento rettilineo ed uniforme) e in conseguenza non può più considerarsi come se fosse rimasto in quiete. Questo fatto è stato così spesso spiegato (per esempio da Einstein nel suo dialogo. Bloch, pag. 68. Vedi Bibliografia) che in principio ho ritenuto inutile ritornarvi su. Ma in una riunione alla Filarmonica di Berlino il 24 agosto 1920 davanti piú di mille persone, il principale conferenziere ha riunito i due precedenti errori; egli credeva che dal punto di vista relativo ciascuno dei due osservatori poteva dire: io sono rimasto in quiete e tu ti sei spostato, io sono invecchiato e tu sei rimasto giovane, e per andare sino alla fine, io sono morto e tu vivi!