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LA FESTA DI PINDARO


Come uno scintillante
     Immenso aurato disco,
     In lieve nebbia avvolto
     Il nuovo sole appare
     5Sovra le azzurre cime
     Dell’Ipato ch’è sede
     Di Giove altitonante.
     Affrettansi le turbe
     Cadmée a dense schiere
     10Di Pindaro al delubro.
     E le sonore trombe
     Annunziano tre volte
     A’ popoli vicini
     La cominciante pompa.
     15Accorre il villanello,
     Che abbandona incompito
     Il principiato solco;
     Accorre il cacciatore,
     Abbandonando il cervo
     20Che inseguiva dall’alba
     Con premuroso passo.
     S’affollano le genti
     Sulle rive Dircee.
Ecco qual neve candida
     25Bianchissimi destrieri
     In risplendenti arnesi
     Quai d’argento e quai d’oro,
     In ben disposte carra
     Trarre ambulante selva
     30Di fiorenti rosai.
     Seguono giovanetti
     Di porpora vestiti,
     Con serti nella chioma
     Che folleggiante scende
     35Sugli omeri robusti.
     Essi in scolpiti vasi
     Recano e miele e vino
     E latte, e i rari aromi
     Al sacro rito imposti.
     40Ecco, lo scelto fiore
     Della beltà tebana;
     Che in bianche vesti incede
     Ed in cintole azzurre
     Modestamente altera.
     45Sembran due scelte fila
     Di perle destinate
     Alla sovrana Giuno
     O alla madre d’Amore.
     Sostengono intrecciate
     50Lunghissime ghirlande,
     Che servivan di fregio
     All’ara dell’Eroe.
     Ora vengon tre cori
     Dalle sonore voci,
     55Poi la reale schiera
     De’ santi sacerdoti,
     E alfin, sola vien dietro
     Coll’aurea lira in mano,
     Coronate le tempie
     60Del vittorioso lauro,
     La tebana Corinna.
     Chiudono la solenne
     Marcia que’ fortunati
     Atleti, vincitori
     65Nell’olimpica lizza,
     Nell’istmico Corinto,
     In Delfi od in Nemea,
     Cui vanto e gloria accrebbe
     Pindaro co’ suoi versi.
     70E come nave carca