Pagina:Kulmann - Saggi poetici.djvu/154

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     L’unico fia sostegno
     315Al Re minore e a noi.
     Ne comanda prudenza
     Di unire ad ogni giuoco,
     Ad ogni festa nostra
     Alcuni simulacri
     320Di non lontana forse,
     Inevitabil guerra.
     Sol molta vigilanza,
     Intrepido valore
     E unanime concordia
     325Saran nostra difesa
     Contro il vicino, e noto
     Nemico ardimentoso.»
Platea prudente e lieta
     Al guerriero applaudì.
     330Chi mai nel dì sacrato
     Alla proteggitrice
     Minerva Plateense
     Di giubilo non pianse,
     Veggendo al suon de’ flauti
     335Il giovanetto e lieto
     Esercito guerriero
     Incedere schierato
     Nelle spaziose vie
     D’erba e di fiori sparse?
     340Splendevano qual fuoco
     I lucid’elmi d’oro,
     Gli scudi e le loriche;
     Interrompean il sacro
     Silenzio d’ogni intorno
     345I misurati passi
     Dell’infinite schiere,
     Sotto ai cui piè commossa
     Pur tremava la terra:
     Ed Androcrate il pio
     350Il drappello chiedea.
     Avea il prode guerriero
     L’elmo d’auro coperto
     Dalle mobili piume,
     Che in premio in Creta s’ebbe
     355Quel dì che vincitore
     Fu ne’ giuochi di Gortina,
     In un colla lorica
     Che non ha pari al mondo.
     In braccio al prode stava
     360Il Re fanciullo, immagine
     Del generoso Leito.
     Mirasi balbettando
     Nel terso puro speglio
     Dell’aurata lorica:
     365Mirando sè credea
     Vedere un suo compagno,
     Le mani stende e cerca
     Ingannato abbracciarlo;
     Ma subito abbandona
     370Quel menzognero specchio
     Che lo ferisce in volto;
     Di soppiatto lo sguardo
     Sospettoso rivolge
     Al derisor metallo;
     375Ma ravvisar credendo
     Il compagno de’ giuochi,
     Gajo ritorna e lieto
     E l’error suo ripete.
Da sei lune reggea
     380Androcrate Platea,
     Quando del crudo Astorre
     Un messo giunge e dice:
     «Androcrate! che reggi
     De Platensi il governo,
     385Unisci le tue schiere
     Alle forti d’Astorre,
     Finchè sommessa abbiate
     L’ambizïosa Tespia:
     E volentieri Astorre,
     390In guiderdon del dato
     Soccorso, cederatti
     La doviziosa Etresi.
     Egli di più t’invia
     In segno d’amistade,
     395Un cenere che s’ebbe
     Da tessalico mago.
     Per poco che sen sparga