Pagina:Kulmann - Saggi poetici.djvu/190

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     L’altissima cornice
     All’etera si lancia.
Sorge, nel centro al vasto
     Meraviglioso tempio,
     545Alta selvaggia rupe
     Ruvida e disamena,
     Anche di musco nuda,
     Onde Natura veste
     Il più romito sasso:
     550Anzi qua e là si mira
     Nera profonda traccia
     Di folgore caduto.
     A questa rupe in cima
     Alzasi, figurata
     555Quale Iride, l’immago
     Della reale Elisa.
     Quale dell’etra azzurra,
     Mediatrice benigna
     Tra i Numi ed i mortali,
     560Talora Iride scende
     Ad annunziar la fine
     Dell’ira dell’immoto
     Inesorabil Fato;
     Tale la man dell’arte
     565Rappresentava Elisa,
     Unendo nello sguardo
     Con maestà divina
     Che rispetto comanda,
     Un sorriso celeste
     570Che nell’anime afflitte,
     Che abbandonò la speme.
     Lume e vita diffonde
     E involontaria gioja.
Ecco cento fanciulle
     575In bianche vestimenta
     E con azzurri veli
     Circondar l’alta effigie,
     E la voce sonora
     Così sciogliere al canto:

     580Infin che l’ape il mele
          Qui apprestare non cessi,
          Infin che della quaglia
          S’oda il canto nel pian;
          In questa lieta valle
          585Di te, che sola festi
          I giorni suoi felici,
          Le laudi s’udiran.

     Simíle ai Dei, scorgesti
          Il presente e il futuro,
          590E provida creasti
          Nostra felicità.
          Desti ai pastor gli armenti
          Desti ai cultor la messe,
          La fresca e forte etade
          595Ti dee suoi lieti dì.

Una Fanciulla.

     Sanguinolenta guerra
          Il genitor mi tolse,
          Dolor non mai sopito
          La madre mi rapì.
          600Altri infelici meco
          Il pane lor spartíro,
          Finché con man pietosa
          Ne sollevasti tu!

Un’altra Fanciulla.

     Io giacea senza speme
          605A crudo duolo in preda.
          Lo sguardo degli astanti
          Misto al muto dolor,
          Il pianto della madre
          La morte m’annunciava:
          610Soccorso tu mi desti,
          La mia vita tornò.