Del mirteto a sinistra 140Esce massa bianchissima
Di spuma (chè tal pare)
Che pian piano percorre
Il vago azzurro seno.
Più la massa spumosa 145S’allontana dal lido,
Più ne cresce l’altezza,
Ed alfin, giunta al mezzo
Di quel seno, presenta
Piramidale forma. 150Da quel momento cadono,
L’un dopo l’altro, i veli
Trasparenti e lievissimi,
Ed ecco a poco a poco
L’occhio discuopre o crede 155Forme umane scoprir...
Già sotto ai rari veli
Allo sguardo presentansi
Distintamente forme
Leggiadrissime e svelte 160Di giovine vezzosa.
Così nel cristallino
Umor di cheto lago
Candidissimo giglio
Ritto immobile splende. 165Resta de’ tanti veli
Sol uno, e Citerea
Con trasporto in Talia
Riconosce sè stessa,
Quale, un tempo, sul lido 170Di Citera ella nacque.
Salì sul lido opposto
La novella Ciprigna.
Ecco torma leggiadra
Di Najadi e Nereidi 175Che l’attornia repente.
Al suon di non veduta
Conca principiano esse
Una danza, imitante
Il movimento d’onde 180Sonnacchiose, che sveglia
Pietra che vien lanciata
Da fanciullo, che prova
L’ambizïosa forza
Del pargoletto braccio. 185Son le Dive disposte
In quattro informi gruppi,
Che girando s’allargano.
Eccole in quattro cerchi
Divisi ancor tra loro. 190Ma fra breve si toccano,
Una serie formando
Di festoni. De’ vaghi
Momentanei festoni,
Collo sparir de’ nodi, 195Gli archi s’accrescono: ecco,
Tutti i quattro riuniti
In un solo gran cerchio,
Nel di cui centro stassi
La giovinetta Dea. 200E le Ninfe danzando
Cantan con chiara voce:
Te salutiamo, o perla
Delle marine Dive!
Tu le truci tempeste 205Coll’almo guardo accheti,
E con un volger d’occhio
Plachi l’onde commosse.
Nettun che col tridente
Tutta la terra scuote, 210La man già in alto stassi
E minaccia rovina
A cittade odïosa;
Ma te vede e si placa.
Te salutiamo, o stella 215Delle marine Dive!
Tu nell’ondoso regno,
A niun seconda, imperi.