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     L’uomo nel suo dolore
          Stabilità cercando,
          Inverso l’alte sfere,
          O Dea, gli sguardi alzò.
          755Là ei vede ognora il sole
          Fornir l’istesso corso,
          E le stelle sommesse
          Seguirlo come un re.

     Tosto il Sovran del mondo
          760Serto e scettro depone
          E, suddito, va i campi
          Dell’etere a abitar.
          Ahi! la grandezza umana
          All’occhio suo sparisce:
          765Cessa ogni interna rissa,
          Qual già fra i due fratel.

     Li divise gran tempo
          Un camperel, che giace
          Fra Menfi e le piramidi,
          770E un arbitro cercâr.
          Ei disse lor: «Dimane
          Deciderò il contrasto,
          E sovra la Piramide
          State un intero dì.»

     775Allo spuntar dell’alba
          Si fanno incontro al veglio,
          Gridando: «Grazie, o padre!
          Nostra rissa cessò.
          Sul monumento scorso
          780Tutto il giorno, dicemmo:
          Questa zolla di terra
          Non vale il contestar!»
— —
     Riverente si piega ogni ginocchio
Innanzi alla vicina e sacrosanta
785Immagin della onnipossente Dea!
Ben la conosci alla luna che splende
Sulla real corona, ed alle vesti
Che tre color distinguon chiaramente:
Imitan quei le tinte di Selene,
790E di pioggia e procella o di bel tempo
Per l’indomani son nunzie veraci:
La riconosci ancora all’Egiziana
Cetra sonora ed all’argentea secchia,
Che miri appresso ad Iside divina.
     795Come la gente in condensata folla
Segue pietosa i sacri sacerdoti,
Accompagnando la Diva al suo tempio!
Tali, o stranier, nell’annue vostre feste
Mille vascelli riccamente adorni,
800Dell’Ellade da tutte le contrade
Venuti, s’avvicinano di Delo,
Miracolosa cuna al biondo Iddio,
E stanno per entrar sicure in porto.
All’intorno dell’ampie e bianche vele,
805All’intorno degli alberi dorati
Mille e mille svolazzano bandiere
D’ogni color, dell’aura lieto giuoco:
Di mille fior, guernite son le sarte,
Di mille fior le vaghe gallerie,
810Cinto di fiori è ’l Nume protettore,
Cinti il padrone ed ogni marinaro.
Entran le navi, una l’altra seguendo,
E con solenni grida replicate
Salutando di Febo la cittade,
815Ora nel porto: innumere barchette,
Inghirlandate anch’esse di bei fiori,
In lunghissime file ad ambo i lati
Schieransi e sono chete spettatrici
Della solennemente lieta marcia.
820Quando l’ultima nave entra nel porto,
Esse si muovon, dietro a lei formando
Gran mezzo cerchio che lento la segue.
Così il popolo segue i sacerdoti,
E la pomposa processione chiude.
     825Ma il volto augusto della Dea tu vedi
Denso un velo coprir: «o Madre, Madre,
Perchè i devoti che ti adoran privi
Del tuo sembiante della dolce vista?»