Pagina:Kulmann - Saggi poetici.djvu/30

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spontanee che l’istinto produce, trovi rinchiusa la via alla quale siam destinati, donde scaturisce la sorgente dell’opere nostre, della nostra riuscita, e del nostri rovesci. Se ne fosse concesso di esaminarli in ogni loro picciolissima differenza, vi si scorgerebbe in succinto tutta la vita futura dell’uomo. E di fatti una commozione del cuore quasi insensibile, prodotta di cagione ignota, troppo sovente presagisce la burrasca delle passioni, che intorbidando la vita, annichilisce le forze: e nello stesso modo quando un raggio di luce rapido come il lampo ne colpisce lo spirito e sfavilla nella folla del pensieri, si può facilmente prevedere il principio di un lavoro, che più tardi il critico ingegnoso lo crederà il prodotto di profonde meditazioni e di dotte combinazioni. La mente di Elisabetta era talmente atta alla creazione che la più lieve circostanza risvegliava in lei l’idea di una poetica composizione, che da quell’istante le si presentava sotto tutti i diversi punti di vista. L’avresti detta un’arpa di Eolo, che il menomo alito de venti facea risuonare in magici accenti. Leggendo un giorno l’opera di Belzoni sull’Egitto, fu sorpresa in veggendo che quel l’autore narrava come l’isola di Dgerme si formasse in una delle foci del Nilo in quel luogo istesso ove un bastimento avea naufragato. In un momento concepì l’argomento di una piccola produzione che intitolò l’Isola del Battello. Ricca di questo nuovo acquisto, come le api del monte Imetto, volò verso la Grecia per farlene dono. Ma desiderando pur tuttavia conservare qualche rassomiglianza istorica e geografica nelle sue composizioni, ecco in qual guisa ella stessa ne racconta, nelle memorie che qui trascriviamo, quali difficoltà le convenne vincere per trionfarne. «La carta della Grecia era distesa dinanzi a me: non trovava verun’isola sulla foce dei fiumi della Beozia. Il lapis che secondo la mia abitudine teneva in mano era spuntato: non potendo appuntarlo poichè mio fratello mi avea tolto il temperino, presi la penna, senza perdere di vista il Cefiso che si getta nel lago Copaico: non volea slontanarmi da quello, perchè ivi avea già posto il mio Pescatore. Quel lago offre infinite scene poetiche; ma io avea bisogno di un’isola. Assorta nelle mie riflessioni,