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IL NARCISO


I giorni suoi dovea
     Narciso ad Endimione,
     Il solo fra i mortali
     E fra gli Dei che seppe
     5La Diva delle selve
     A diporti più dolci
     Ridur, che d’inseguire
     Le belve, percorrendo
     Dall’apparir dell’alba
     10Fin alla tarda sera
     Le arcadiche foreste,
     Colla faretra e l’arco
     Sul delicato dorso.
     L’indole di Diana
     15Vedeasi anche in Narciso.
     Non conobbe altra gioja,
     Che di punir l’astore
     Che sua colomba uccise,
     E lo punir con freccia,
     20Che mai non erra, e giunge
     Il crudo struggitore
     Fin tra le stesse nubi.
     Talor nelle vallee
     Ella con piè veloce
     25Siegue la timidetta
     Lepre sin ai confini
     Della lontana selva,
     O coll’acuta lancia
     Uccide astuta volpe
     30Ch’ognor di sangue ha sete,
     E senza udir consiglio
     Cerca vorace lupo
     O ferocissim’orso.
E allor che dal diurno
     35Calore estivo esausta,
     Viene al torrente alpino,
     Onde trovar ristoro
     Nelle fredd’acque immersa;
     Non scenderà per certo
     40Là dove il rio, cadendo
     Con strepitoso fiotto
     Da torreggianti rocche,
     Placato e lento corre
     ln men angusto letto;
     45Ma tufferassi ardita
     Col capo in mezzo all’onde
     Vorticose e spumanti,
     Godendo nel trovarsi
     Fra densa nebbia avvolta,
     50Che la ricuopra e splenda
     D’arcobaleni d’oro;
     In rimirar godendo
     Scuoter le querce i rami,
     Ch’oscurano la sponda
     55D’impenetrabil ombra;
     O le rupi, che i secoli
     E l’onde disfidaro,
     Veder, nella caduta,
     Ripercuoter del sole
     60I moribondi rai.
     Uscia dall’onde, e i crini
     Di lucidissim’oro,
     Grondanti goccia a goccia
     Colla destra spremea,
     65E li annodava poscia
     Sul capo baldanzoso.
     Altera rivestía
     Le mascoline spoglie,
     Spregiando del suo sesso
     70L’effeminate vesti,