Pagina:L'Anticristo.djvu/71

Da Wikisource.

— 72 —

vincia romana insegna sempre a meglio conoscere, questa mirabile opera d’arte di grande stile, era un principio; il suo edificio era calcolato per essere «dimostrato» da migliai d’anni. Fino ai nostri giorni non si è mai costruito a questo modo, neppure si è sognato di costruire con dimensioni simili «sub specie aeterni!» Questa organizzazione era abbastanza forte per sopportare cattivi imperatori: il fatto delle persone non deve aver influenza in simili cose: «primo» principio di ogni grande architettura. Tuttavia non fu forte abbastanza contro la specie «più corrotta» di tutte le corruzioni: contro il «cristiano»...

Questa misteriosa gentaccia che si avvicinava ad ognuno nel cuor della notte o nella caligine dei giorni foschi, che estorceva ad ognuno le cose serie in cambio delle cose «vere», dell’istinto delle «realtà», questa turba codarda e lusingatrice allontanò, man mano, le «anime» di questo enorme edificio, quelle nature preziose, virilmente nobili, che vedevano nella causa di Roma la causa loro, la loro serietà ed il loro orgoglio. La simulazione dei beati, il mistero delle conventicole, idee tetre come l’inferno, come il sacrificio degli innocenti, come l’«unio mystica» nella degustazione del sangue, e specialmente il fuoco dell’odio lentamente avvivato, l’odio degli Tschândâla, «questo» è ciò che condusse ad esser padrona di Roma la stessa specie di religione, che nella sua forma preesistente, era stata combattuta da Epicuro. Si legga Lucrezio per capire a che cosa Epicuro fece guerra; non era «in nessun modo» al paganesimo, ma al cristianesimo, voglio dire alla corruzione dell’anima per opera dell’idea di peccato, di penitenza e d’immortalità. Combattè i culti «sotterranei», tutto il cristianesimo latente — in quel tempo negare l’immortalità era già una vera «redenzione». — Ed Epicuro sarebbe uscito vittorioso; ogni spirito rispettabile dell’Impero Romano era Epicureo: «allora apparve San Paolo».

San Paolo, l’odio di Tschândâla contro Roma, contro il «mondo», fatto carne, fatto genio. San Paolo il giudeo, il giudeo errante, «par excellence»! Ciò che egli indovinò fu il modo come accendere un incendio universale con l’aiuto del piccolo movimento settario dei cristiani, al di fuori del giudaismo; come, con l’aiuto del simbolo «Dio sulla croce», poter riunire in un enorme potere tutto ciò