Pagina:L'asino d'oro.djvu/216

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200 dell'asino d'oro

erano incorsi, senza che mi accostassi loro. E senza dubbio alcuno, egli mi avrebbon tagliato tutto in mille pezzi; tante lance, tanti dardi, e tante spade avevano ritrovate; se io, prevedendo la pioggia di questo strano pericolo, non me ne fussi fuggito volontieri al coperto alla camera, dove con riposo dormivano tutti i miei padroni. Laonde eglino, serratomi immediate addosso gli usci e le finestre, si deliberarono tenermi assediato quivi dentro, insino a tanto che quello arrabbiato veleno mi avesse al tutto finito di consumare: nè sappiendo io altro che farmi, presomi la comodità della presente fortuna, mi misi a giacere sopra del letto il quale poco avanti era stato molto ben rifatto e ordinato, e dopo tanto e tanto tempo io presi finalmente il sonno come gli altri uomini. E venuto il dì alto, avendo disgombrata da me ogni stracchezza colla morbidezza del letto, sano e fresco e gagliardo mi risvegliai; e stando così un poco in orecchi, per udir se quegli che con gran diligenza mi facevano la guardia, ragionavano niente del fatto mio, io sentii che uno di loro diceva: Pensiamo noi però che questo povero asinello sia vessato sì lungamente da questo suo malvagio furore? io per me credo che l’impeto di quel pestifero veleno avrà fatto suo sforzo, e lo avrà mandato nel paradiso degli altri asini: ma vogliamoci noi chiarire del tutto? guardiamo un poco per una fessura dell’uscio, se egli ve ne ha alcuna, e saperrem tutto il convenevole. E così facendo, egli mi videro più sano, più quieto e più pacifico che mai: per la qual cosa, aperte le porte, si andavano consigliando di far qualche sperienza, per veder se io fussi guarito affatto. Perchè un di loro, veramente mandato dal cielo per la mia salute, diede lor questo modo, e disse: ch’e’ pigliassero un catino pieno di acqua fresca, e me la dessero a bere, affermando che s’io senza paura alcuna la bevessi come prima, che egli mi avessero assolutamente per sano; dove se, per lo contrario, io mi facessi schifo o del vederla o del toccarla, ch’e’ tenessero per certo che ancora non