Pagina:L'asino d'oro.djvu/88

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72 dell'asino d'oro

sero noi due asini e ’l mio cavallo, e con quante maggior some poterono ci caricarono: e avendo vota la casa, e lasciato in paese un di loro, che spiasse quello che si dicesse di questo loro assassinamento, e riferisselo, con buone bastonate avviaronci, e ci menaron sempre fuor di strada e per alpestri monti più ratto che di galoppo. Ed io che già per lo gran peso di quella soma, e per la erta repente di quelle montagne, e per la lunga via non era punto differente da un che è morto, passando da una villetta, dove appunto il dì, per esservi il mercato, era una gran gente, e’ mi venne voglia chiamare aiuto da un di loro: e volendo sforzare il natio parlare asinino, e dire olà; gridai oh solo, e perfettamente e forte; ma lo avanzo io non lo potetti profferire: perchè avendo i ladroni per tema di essere scoperti avuto per male il mio sconcio ragghiare, mi battêr sì forte la pelle da ogni canto, ch’ella non sarebbe eziandio stata buona a fare un vaglio. E passando noi poscia da certe belle case e grandi, e’ mi venne veduto uno orto assai ameno, entro al quale, oltre alle altre erbe odorifere, vi si vedevano molte verginelle rose, tutte piene di rugiada; alle quali io, volonteroso