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124 l'ombra del passato


Gira e rigira egli varcò la strada, saltò il fosso, si trovò in un altro campo, poi in un altro campo ancora, poi nella strada che conduceva alla casa della sua mamma. Qualche cosa di misterioso lo attirava, lo attirava laggiù.

— Ebbene, andrò, ma non le dirò nulla.

Andò: e fu stupito di non vedere la sua manmma scalza seduta sullo scalino della porta. Ottavio, ch’era diventato un trottolino grosso, rosso e sudicio, giocava vicino al pozzo con un usignolino morto, mettendolo su con le aiucce spiegate, e pretendendo di farlo volare.

— Chi te lo lui dato? — gridò Adone, pieno di pietà per l’uccellino morto.

— Trovato, io! — rispose Ottavio — El g’ha la bibì, guarda qui, sotto l’ala. Anche Checco ha la bibì, qui, al collo.

Francesco era il fratello maggiore, il quindicenne muratore di ponti, che aiutava col suo lavoro la povera mamma.

Col cuore pieno di tristezza Adone corse dentro la casetta, sali la piccola scala di legno, vide Francesco steso sul letto, col collo fasciato.

— Ha un ascesso sotto l’orecchio — disse la mamma che era assai impensierita perchè Francesco aveva la febbre e dolore alla testa.

Adone si spaventò. Egli non distingueva ancora le gravi dalle lievi malattie: la morte dello zio gli aveva però lasciato un ricordo funesto, un terrore misterioso dei mali fisici. Sì, sì, poteva morire da un momento all’altro, come era morto lo zio.