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perchè i loro soliti pasti erano poco sufficienti al loro formidabile appetito, si mangiavano qualche re e magari qualche regina. Di preti, poi, non si parli: il prete era il loro pasto favorito!

Adone era il più mite. Egli era un idealista. Voleva che si procedesse alla conquista del mondo armati non di scure, ma di pazienza e di amore. Egli non odiava i «potenti della terra» anche perchè in fondo al cuor suo s’era formata l’illusione che tutti i ricchi fossero infelici! Egli non aveva mai avvicinato un uomo ricco, ma era persuaso che avvicinandolo avrebbe avuto più da compiangerlo che da invidiarlo. Tutte le famiglie ricche, poi, egli se le figurava divise da discordie interne, destinate ad andare in rovina! Egli tirava costantemente fuori l’esempio della famiglia Dargenti.

L’amore: ecco quello che mancava ai ricchi, come del resto mancava ai poveri! L’odio di classe, poi, avvolgeva tutti in un’atmosfera torbida. Egli sognava un mondo ideale, ove tutti s’amassero e si ajutassero moralmente a vicenda. Lo preoccupavano meno le altre questioni, e specialmente la questione economica! L’uomo può vivere con poco; può diventare anche anemico, come un pochino lo era lui, ma può anche guarire.

— Anche i ricchi diventano anemici, — egli pensava, passando davanti al cancello Dargenti. — Mi ricordo, l’anno scorso la signorina Maddalena era anche lei anemica. Sembrava uno scimmiotto!... Lasciatemi avere il posto, — egli proseguì, solle-