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l'ombra del passato 301


Allora Caterina, che aveva sperato <li sentirlo parlare in altro modo, s’inquietò.

— Senti una cosa! Tu non credi mai a nulla! E se fosse vero, invece? Tu devi parlare con Tognina, tu devi dirle: ma non vedete che state per morire, ma...

Egli la interruppe:

— Vedrò io quello che devo fare!

— Tu sei buono, tu! — ella riprese, eccitata. Dirce ha ragione...

— Caterina! — egli pregò. — Se ti domando un piacere me lo fai? Sì, sì, vero? Promettimi che non parlerai con nessuno di quest'affare, e che farai quanto ti dirò io. Promettimelo! Tu sai tenere un segreto, quando vuoi!

Queste parole la lusingarono.

— Sì, sì, — ella disse, baciandolo. — Tutto quello che vuoi. Non credere che io voglia la roba della Tognina! Ma è per te, vedi; solo per te... Ricordati come ti hanno tormentato: e tu... tu eri il padrone!

Egli trasalì, come se davvero la voce di Caterina — come egli qualche volta pensava, — fosse la voce della sua propria coscienza.

Gli parve di sognare, nell’oscurità della cameretta ove un giorno ella aveva nascosto l’abito di Marco. Mille ricordi gli passarono in mente, da prima confusi, poi sempre più distinti, allacciatisi gli uni con gli altri come gli anelli d’una lunga catena. E il ricordo che più lo colpì fu l’impressione strana provata nel vedere le monetine d’oro che la