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372 l'ombra del passato


E salito nella sua eameraccia, cercò la carta elegante che una mattina aveva comprato per rispondere all’invito di Maddalena. Appena toccò i foglietti color di cera ebbe come un’impressione mnemonica. Rivide Caterina, pallida e muta, con gli occhi corruscanti di dolore selvaggio. Ma questo non gli impedì di scrivere. Aveva bisogno di fare qualche cosa d’insolito, di strano, pur sapendolo; come un pazzo nei primi momenti della sua follia, quando la coscienza non si è ancora completamente oscurata, ma la volontà è già spenta. E scrisse:

«Maddalena, mi permetta di chiamarla così, almeno una volta. Maddalena! Tutto il dolore d’uno che nella vita non ha conosciuto che il dolore, è nel mio grido. Lo ascolti pietosa. E mi dica che anche lei soffre. Questo solo, questo solo può confortarmi, e farmi sperare nel suo perdono. Solo chi soffre perdona!»

Ritornò giù. Pirloccia scriveva ancora, con la sua penna arrugginita che strideva nel silenzio dell’atrio.

Adone uscì nell’aja, attraversò la strada; ritornò davanti al cancello. Il cuore gli batteva di paura e di angoscia. Per un attimo egli esitò: gli pareva che il foglietto, che pure non conteneva una parola d’amore, racchiudesse il segreto d’una colpa. Ma appunto per questo lo gettò nella buca delle lettere. E gli pareva di cominciare a esser forte solo perchè cominciava a credersi colpevole!