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ma appunto perchè non c’è altra vita dobbiamo esser buoni in questa, perchè soltanto la bontà è verità, e solo la verità è gioja. Noi, io, voi, forse anche i miei figli, i vostri figli, soffriremo e soffriranno prima di abituarci alla verità, e parrà a noi ed a loro che questa sia dolore, e non gioja, come veramente è; ma dobbiamo appunto soffrire per abituarci alla verità. I nostri figli, e i figli loro, devono ereditare da noi, col nostro sangue, quest’abitudine. Per loro sarà altra cosa, allora: il loro istinto li imiterà verso il bene e questa sarà la loro felicità, come la nostra è appunto la certezza che un giorno il mondo sarà popolato di uomini giusti! E sopratutto, bambini, sopra tutto vi consiglio una cosa. Non abbandonate i vostri figli! Ah, non li abbandonate! Se voi li uccideste, il vostro delitto sarebbe minore di quello d’abbandonarli!

Ma poi si addormentava e il suo sogno mutava com pietà mente. Egli incontrava Maddalena; ella gli diceva: — Perchè mi fai soffrire? Con me sola tu vuoi essere ingiusto! — E lo guardava. Il bene, il male, la giustizia, la verità, tutto sembrava lontano e piccolo, sotto la luce ardente di questo sguardo.

Dall’alba egli era nell’aja, irrequieto come un bambino. Poi andava alla Posta. Nulla. Ritornava verso casa, camminava su e giù per la strada, e quando passava oltre il portone della zolfanellaja si voltava al minimo rumore, e gli pareva sempre di scorgere la figura di Jusfin con una lettera in mano!