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Maddalena non rispose subito. Parve cercare In risposta. Egli ricominciò a tremare, e il suo tremito si comunicò a lei. Ed ella mormorò:

— Sono contenta di soffrire...

— Perchè non ha risposto alla mia lettera? L’ha ricevuta?

— Sì! Sì! Che dovevo dirle? Che soffrivo? Ho avuto paura di farla soffrire di più...

— Lei... Lei ha fatto questo? Ed io invece... Io le ho fatto molto male! Mi perdonerà, lei? Potrà?...

— Lei mi ha fatto del bene... — mormorò Maddalena, avvicinando il viso al petto di lui, quasi volesse parlare al cuore che l’amava. — Mi ha insegnato ad amare!

— Ma lo sa chi sono io? Lo sa? Lo sa? — egli insistè, smarrito.

— Lo so! Sì, sì, sì... — ella rispose, animandosi. — La conosco da tanto tempo. So tutto; so che le hanno fatto del male. Quando ero bambina... ragazzetta... una volta, mi ricordo, qui, non so perchè... qui, davanti a questa fontana, mi buttai per terra e piansi rabbiosamente. C’era Jusfin, che mi disse:«Com’è cattiva! E io conosco tanti bambini che non piangono neppure quando li bastonano. Ne conosco uno, poi, tanto carino; non ha padre, la madre non lo vuole, nessuno gli vuol bene, eppure è sempre buono». Io rimasi tanto colpita da queste parole. Dicevo sempre a Jusfin: «Fammi vedere quel bambino». E me lo fece vedere, un giorno. Stava arrampicato al cancello: scappò nel vederci... Era lei.