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l'ombra del passato 83


Gli diede un fazzoletto, entro il quale il giovine Pigoss aveva legato i pesciolini, e s’avviò, salendo di corsa l’argine. Adone lo seguì. Attraversarono il viottolo buio, la strada qua e là illuminata ad acetilene. Adone parlava: raccontava tutti i suoi guai. Davide non gli dava ragione, ma neppure lo sgridava, come tutti facevano.

E bastava questo per confortare il piccolo cuore assetato di giustizia.

Quando furono davanti alla bottega del tabaccajo lo studente si fermò e guardò Adone, quasi lo vedesse per la prima volta.

— Ah, vuoi diventar maestro? — gli disse, tìngendo meraviglia. — Ma sai scrivere, ora? Tutto? Anche pane, polenta, patate?

Adone sbadigliò, ricordandosi che aveva fame: poi rise, accorgendosi che Davide scherzava. Non sapeva perchè, non si sentiva più triste e non pensava più a fuggire. Non sperava protezione da Davide, ma era contento d’essersi sfogato con lui, e d’aver trovato finalmente uno che non lo sgridava. Poco per volta arrivò a confidargli che voleva raggiungere i saltimbanchi. Neppure allora Davide lo sgridò.

Arrivati, entrarono entrambi in casa dello studente. Il zolfanellajo non era ancora rientralo; la moglie preparava la cena, e appena sentì rientrare 11 figliastro gli corse premurosa incontro.

— Perchè sei vestito così? — domandò al ragazzetto, che le porgeva il fazzoletto coi pesci.

Adone guardò lo studente; temeva che egli raccontasse la sua avventura. Ma Davide tacque;