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Pagina:La Cicceide legittima.djvu/162

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155

L'Epitafio.
Al Sig. Abbate Felice Viali.

cccvi.
V
Ial, morì D. Ciccio (e come disse

     Del fiero, e formidabile Circasso
     Là nella sua Gerusalemme il Tasso)
     4Morì D. Ciccio, e tal morio qual visse.
Volle in somma il destin, ch’egli morisse,
     Qual fu sempre vivendo, un babuasso;
     E subito che fu di vita casso,
     8Volle, che tale a i posteri apparisse.
L’Istoria dunque, acciò che non restasse
     Il Fato inefficace, un marmo elesse,
     11Ove ordinò, che si depositasse.
Poi queste note di sua man v’impresse:
     Un Testicolo quì di prima classe.
     14Un C .... il maggior che’l Mondo avesse.



L'Epitafio.
Al Sig. Bernardo Moscheni.

cccvii.
S
Ignor, se ben dal grave mal passato

     S’era D. Ciccio alquanto riavuto,
     Sì che da ciaschedun venìa creduto
     4Il viver suo del tutto assicurato,
Oggi nulla di men, dopo sonato
     li mezzo giorno, essendoli venuto
     Un mortal parosismo, al fin ceduto
     8Ha il poverin miseramente al Fato.
Ma con tutto, ch'ei sia di vita privo,
     Io da l'Occaso il fò tornare all’Orto
     11Co i tre seguenti versi, e lo ravvivo.
Dal Mar di questa vita eccolo in porto,
     Fu costui, mentre visse, un C .... vivo,
     14Oggi, che più non vive, è un C ... morto.



Il