Pagina:La Natura.djvu/277

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libro quinto 277

405La luce lor di rischiarar non lascia:
Tanto la fiamma lor celeremente
Con sempre nuovo scaturir di lume
408Del lume che perisce il danno asconde.
Stimar devi però, che il Sol, la luna
E le stelle così vibran la luce,
411Sempre emettendo nuovi raggi, e sempre
Perdendo i primi; a ciò che tu non creda
Ch’abbian quei corpi invïolabil vita.
     414Non vedi pur, che i sassi anco son vinti
Da l’età? che le torri alte ruinano,
Si sfracellan le rocce, ed i delubri
417E i simulacri degli Dei scoscendonsi
Sotto il peso degli anni, e i santi Numi
Scostar del fato i termini non ponno,
420Ed a le leggi di Natura opporsi?
Distrutti insomma non vediam degli uomini
Gl’incliti monumenti, a cui tu credi
423Che sia del tutto l’invecchiar vietato,
E ruïnar dal vertice de’ monti
Massi divelti, nè durar d’un certo
426Corso di tempo a la gran forza immoti?
Però che in vero non cadrían divelti
Subitamente, ove da tempo immenso
429Potesser tutti, d’ogni guasto immuni,
Tollerar de’ gravosi anni i tormenti.