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96 la natura

Però che, tanta la lor copia essendo
444Che alcun fine non ha, nè somma alcuna,
Come insegnai, debbono tutti a punto
A tutti non aver pari il profilo,
447Nè improntate esser mai d’egual figura.
[M.]Prendi le umane specie e il muto gregge
De’ natanti squamigeri e gli armenti
450Lieti e le belve ed i diversi augelli,
Ch’aman de l’acque popolar le amene
Rive, a’ fiumi d’intorno, a’ fonti, a’ laghi,
453E quei che per le impervie ombre de’ boschi
Volgono voleggiando: uno di questi
Esamina qual vuoi tra la sua specie:
456Troverai pur, che son tra lor diversi.
Nè in altra guisa mai potrían la madre
I figli affigurar, la madre i figli;
459Il che vediam che possono, e non meno
Che gli uomini tra lor si riconoscono.
Però, quando sovente anzi agli ornati
462Delubri degli Dei, presso gli altari
Vaporati d’incenso al suol procombe
Ferita ostia un vitello, e fuor dal petto
465Una calda gli sbocca onda di sangue,
Per la verde foresta erra fra tanto
L’orbata madre, e sul terreno impresse
468Riconosce del piè bifido l’orme;
Cerca con inquïeti occhi ogni loco,