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la capanna dello zio tom


i cucchiai, nell’essere posti in tavola, mandano un tintinnìo unisono; il pollo, il presciutto, accomodati nella casseruola pare sien lieti di servire alla festa di quel giorno; e quando Giorgio, Elisa ed Arrigotto comparvero, trovarono un’accoglienza così allegra, così cordiale, che non dobbiamo maravigliarci se temettero di sognare.

Tutti siedettero, tranne Maria, che, rimasta presso il focolare, sorvegliava le focaccine e le trasmettea sulla mensa, mano a mano che esse prendevano quel colorito bruno-dorato, che è il vero segno della perfezione.

Rachele non parve mai così lieta, così felice e benigna come ora, a capo della tavola. Perfin nell’atto di passare un piattello di frittelle, una tazza di caffè, trapelava una bontà sì cordiale e materna, che parea infondesse in que’ cibi un nuovo e misterioso sapore.

Era questa la prima volta che Giorgio si era seduto, come tra eguali, alla tavola di un bianco; onde in principio si mostrò peritoso, imbarazzato; ma dinanzi a tanti atti di sì cordiale gentilezza, le sue incertezze dileguarono non altrimenti che nebbia del mattino, dinanzi al festivo raggio del sole.

Era questa veramente una famiglia — una famiglia, parola di cui Giorgio non aveva potuto mai apprezzar bene il significato; a misura che la fede in Dio, la fiducìa nella Providenza cominciavano a penetrargli in cuore, la sua tetraggine, lo scetticismo, la sua feroce disperazione scomparivano alla luce di un vangelo vivente, espressa nella fisonomia dei suoi ospiti, predicato da mille inconsci atti di amore e di benevolenza, che, come il bicchiere d’acqua fresca dato a nome del discepolo, avranno la loro ricompensa.

— «Papà — disse Simeone il giovane, stendendo del burro sopra la sua focaccina; — che faresti se tu fossi nuovamente preso?»

— «Pagherei l’ammenda» rispose pacatamente Simeone.

— «Ma se ti imprigionassero?»

— «Tua madre e tu sbrighereste le bisogna di casa» disse Simeone sorridendo.

— «Mamma sa far di tutto — rispose il fanciullo — ma non è una vergogna far leggi tali?»

— «Non devi sparlar delle leggi, Simeone — disse gravemente il padre. — Il Signore ci concede beni terrestri, perchè pratichiamo la giustizia e misericordia; se gli uomini che governano, vi impongon sopra una multa, bisogna pagarla.»

— «Sì, ma io abborro que’ brutti possessori di schiavi» riprese il giovanetto, il quale sentiva cristianamente quanto qualsiasi moderno riformatore.

— «Mi meraviglio di te, figliuol mio — disse Simeone — tua madre non ti ha insegnato mai queste cose.»