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la capanna dello zio tom


         Quando egli finì di parlare, la fanciulla gli avvolse improvvisamente le braccia al collo, e ruppe in lacrime ed in singhiozzi affannosi.

— «Eva, mia cara figliuola, perchè piangi? — chiese Saint-Clare, mentre il corpicciuolo della fanciulla tremava tutto per eccesso di commozione. — Questa ragazza — soggiunse egli — non dovrebbe sentir mai a parlare di tali cose. È di un sistema troppo nervoso.»

— «No, papà, non soffro di contrazioni — disse Eva, facendosi violenza con una risoluzione di animo ben singolare all’età sua. — Non soffro contrazioni, ma queste cose mi vanno al cuore.»

— «Che vuoi tu dire, Eva?»

— «Non saprei spiegarmi, papà. Ho un gran tumulto di pensieri. Forse un giorno saprò esprimerteli.»

— «Ebbene, quando vorrai, figliuola mia; purchè tu non pianga e non affligga papà — disse Saint-Clare. — Guarda la bella pesca che ti ho portata.»

Eva la prese, sorrise, tuttochè un tremito convulsivo agitasse ancora li angoli della sua bocca.

— «Andiamo a vedere i pesci rossi» disse Saint-Clare, prendendola per la mano, e conducendola sulla verenda. Di lì a pochi momenti allegre risa scoppiarono dietro seriche cortine; Eva e Saint-Clare si lanciavan rose l’uno all’altro e si correan dietro nei viali del cortile.




V’ha pericolo di dimenticare il povero nostro amico Tom, per narrar fatti di persone più distinte in società; ma i nostri lettori potranno facilmente averne notizia, ove vogliano seguirci al disopra delle scuderie. Qui si apriva una pulita cameretta, con dentro essa un letto, una sedia, un tavolino di quercia, su cui posava la Bibbia e il libro degli inni di Tom. Egli vi stava assiso, colla sua ardesia innanzi, intento a cosa che parea gli costasse gran fatica di mente.

Gli affetti di Tom per la sua famiglia gli si erano talmente svegliati in cuore, che egli avea chiesto ad Evangelina un foglio di carta da lettere. Raccogliendo tutta la sua scienza letteraria, che avea imparata da Giorgio Shelby, gli era venuto in capo di scrivere una lettera, ed ora ne faceva il primo abbozzo sopra l’ardesia. Si trovava molto impacciato, perchè aveva dimenticato affatto la forma di parecchie lettere, nè sapeva come delineare esattamente quelle di cui si ricordava. Mentre stava lavorando e respirava appena, Eva agile come un uccellino, gli giunse dietro la scranna, e stette ad osservarlo al disopra della spalla.