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la capanna dello zio tom


— «Non dovete chiamarmi cara Eva, mentre vi comportate così» rispose la giovinetta.

— «Cara cugina, voi non conoscete Dodo; è questo l’unico modo di trattarlo; è pieno di malizie, di scuse. Per tenerlo basso, bisogna chiudergli la bocca: papà nol tratta mai diversamente.»

— «Ma lo zio Tom disse che ciò non era che un accidente, e Tom non mente mai.»

— «Questo Tom è uno schiavo ben straordinario! — disse Enrico. — Dodo non apre la bocca che per mentire.»

— «Lo costringete a mentire per paura, se lo trattate così.»

— «Voi avete, cugina mia, una tale benevolenza per Dodo che mi fate quasi ingelosire.»

— «Ma voi l’avete battuto, ed egli nol meritava.»

— «Valga per le volte che lo merita, e che io non lo batto, vi troverà compenso; — è una testolina ben singolare, questo Dodo, ve lo assicuro, ma se vi fa pena, nol batterò mai più alla vostra presenza.»

Eva non rimase soddisfatta; ma si accôrse che era impossibile far come prendere i proprii sentimenti al suo bel cugino.

In quella comparve Dodo coi cavalli.

— «Bene, questa volta, Dodo, hai fatte le cose a dovere — gli disse il padroncino con piglio rabbonito; — vien qua, e tieni il cavallo di Eva, mentre io l’aiuto a montare in sella.»

Dodo corse subito, e tenne per le briglie il polledro di Eva. La sua faccia era turbata, e ben si vedeva da’ suoi occhi che egli aveva pianto.

Enrico, che si piccava di etichetta in ogni genere di galanteria, mise prestamente in sella la sua bella cugina, e raccolte le briglie, gliele pose tra le mani.

Ma Eva si curvò all’altro fianco del cavallo dove era Dodo, e, nel ricevere le briglie, gli disse: «voi siete un bravo giovane, Dodo; vi ringrazio.»

Dodo levò gli occhi con meraviglia in quel volto soave, infantile; le sue guancie si imporporarono, e gli occhi gli si empieron di lacrime.

— «Qua, Dodo» gridò il padrone imperiosamente.

Dodo corse subito, e tenne il cavallo, mentre il giovane montava in sella.

— «Eccoti, Dodo, una picaiuna,1, e va a comprarti confetti» disse Enrico, e spronò il cavallo dietro quello di Eva.

Dodo stette a guardare i due giovanetti, mentre si allontanavano. Uno gli avea dato denaro, l’altra gli avea dato ciò che apprezzava assai più — una parola mansueta, dolcemente pronunziata. Dodo non era stato separato dal fianco di sua madre, che da pochi mesi; il padrone lo avea

  1. È una piccola moneta di argento che vale circa 30 centesimi.