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il grosso della cavalleria — l’instrumento produttore dei grandi effetti morali1 — non gravitò mai del suo pondo nelle nostre battaglie per mancanza di mano maestra atta a maneggiarla2. — Il torto che avrebbe dovuto attribuirsi a chi n’ebbe il comando, fu attribuito all’arma; quindi, le opinioni erronee, imprudenti e leggiere che ne conseguirono.

Nondimeno, figurando la cavalleria nell’esercito come forza offensiva, niuno — anche i più mal predisposti contro essa — pose mai in dubbio la necessità di tenerla completa anche in tempo di pace, imperocchè, quantunque sia riconosciuta onerosa allo Stato per le spese d’impianto, di manutenzione e vitto giornaliero dei cavalli, e di poca utilità in tempo di pace, la sua formazione è difficile, e la lentezza delle due educazioni inseparabili degli uomini e dei cavalli non permette che possa di tratto improvvisarsi allo scoppiar di una guerra.

«La cavalleria — scrive il generale Trochu nel suo libro sul Riordinamento dell’esercito francese — è per eccellenza in guerra l’istrumento della velocità; l’istrumento produttore dei grandi effetti morali che paralizzano, disorganizzano, e in date circostanze producono effetti incalcolabili.

Le funzioni della cavalleria ingrandiranno nei combattimenti, ma a condizione che quest’arma abbandoni certe credenze e certe tradizioni; si trasformi, allorchè si trasformano intorno ad esse le abitudini del campo di battaglia.»


  1. General Trochu L’armée française dans le 1867.
  2. Nella storia della guerra di Spagna così traccia il generale Fox il ritratto d’un generale di cavalleria.
         «Aprés les qualités necessaires au commandant en chef, le talent de la guerre le plus sublime est celui du genéral de cavalérie — Eussiez vous un coup d’oeil plus rapide et un eclat de determination plus soudain que le corsier emporté au galop, il n’est rien si vous n’y joignéz le vigueur de la jeunesse, de bons yeux, une voix retentissante, l’adresse d’une athlete et l’agilité d’une centaure; avant tout il faudra que le ciel vous ait départi avec prodigalité cette faculté précieuse qu’aucune ne remplace, dont il est plus avare qu’on ne le creoit communément: la bravoure».