Pagina:La crisi dell infanzia e la delinquenza dei minorenni.djvu/10

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È evidente che confrontandoli coi dolori che noi proviamo, i dolori infantili ci debbano sembrare ben piccoli. Ma tutto è relativo; e se un fanciullo non soffre per le gravi preoccupazioni che fanno soffrire un adulto, non si può per questo concludere che la sua età non conosca il dolore. Vi sono in quelle piccole anime delle grandi e paurose tragedie, che noi troppo spesso definiamo distrattamente come capricci. Vi sono, in germe, tutte le passioni che dilaniano il cuore dell’uomo, e che noi ingenuamente crediamo di poter placare con un rimprovero od un castigo, mentre non facciamo, spesso, che esacerbarle. Vi sono, infine, delle strane intuizioni che permettono al fanciullo di vedere, di sentire, di giudicare tutte le ingiustizie che noi commettiamo verso di lui, illudendoci ch’egli non arrivi a comprenderle. L’orgoglio e la gelosia — queste precocissime fra le passioni umane — fanno forse più soffrire i fanciulli che non gli adulti.

Noi sorridiamo di questi dolori infantili: sorridiamo per ignoranza o per egoismo. Ma non sorride forse anche il vecchio delle ubbìe che tormentano un giovane di vent’anni? Non trova egli forse che solo le sue malattie, solo le disillusioni da lui provate, solo il sentir vicina la morte, meritano il nome di veri dolori, e che la passione non corrisposta del giovane