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gliari e in genere della moralità di questa nostra epoca industriale che ha troppa fretta di vivere e di godere e che fa del bambino un uomo precoce, ma noi non abbiamo mezzi per modificare d’un tratto questa condizione di cose. Possiamo descrivere l’ambiente ove nasce e donde prende vita la mala pianta della criminalità infantile, ma non possiamo mutarlo.

Io leggevo, or non è molto, in un giornale alcuni ottimi articoli nei quali si ammoniva la Commissione a considerare la delinquenza dei minorenni nelle sue cause famigliari, e si facevano delle giuste considerazioni sopra il mal seme e il mal frutto della educazione domestica.

Mi permetto di osservare che la Commissione non ha trascurato questo lato del programma (vi ha anzi dedicato una relazione), e mi permetto altresì di aggiungere a quelle giuste considerazioni alcuni dati statistici che ne aumenteranno l’esattezza e la gravità.

Il dissolvimento della famiglia in Italia può essere efficacemente riassunto in queste cifre che tolgo da un recentissimo studio di Bruno Franchi 1

Nel periodo di 18 anni (dal 1890 al 1908)

  1. Nuova Antologia 11 marzo 1910.