Pagina:La desinenza in A.djvu/12

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pastrelli della cuoca che se la leggeva a voce alta e tenèndola stretta, per non lasciarsi almeno sfuggire il suono d’idèe che non arrivava a comprèndere, e lo sgraffio furioso della padrona di lei che le avèa fin troppo comprese; io v’incontro la tabaccosa goccia, caduta insieme agli occhiali dal naso del mio vecchio maestro di belle lèttere che blandamente ci si appisolava compassionàndomi, e la gualcitura del criticuccio novello che la scagliava lontano da sè al primo dubbio che l’autore fosse men bestia di quanto ei sperava.

Nè solamente indovino ma leggo. Segni in matita di tutti i colori, pudiche cancellature effetto d’impudicizia, punti esclamativi, e, più ancora, d’interrogazione, postille e paraffi adulatorii e ingiuriosi, stèndono sulle pàgine della rèduce copia una ragnaja d’interpretazioni e di note che più grottesca e contraddicèntesi non èbbero Dante e il Burchiello.

¿Chi siete voi, mièi inèditi crìtici? In questo ripescato esemplare, nè il frontespizio nè i màrgini han mantenuto le vostre riveritìssime firme. Ogni suo ùltimo possessore - imitando quanto si tenta ora di fare nella genealogìa letteraria, a differenza della gentilizia in cui i nipoti gènerano i nonni - raschiò diligentemente il nome dell’antecessore. Senonchè tutti io rin-