Pagina:La difesa della razza, n.1, Tumminelli, Roma 1938.djvu/15

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Gli ebrei italiani e non soltanto italiani stanno afferrandosi in questi giorni a una specie di tavola di salvezza: le dichiarazioni di Mussolini a Ludwig nei colloqui svoltisi nella primavera del 1932.

Fermiamoci sulla data: 1932. Da allora molti avvenimenti sono accaduti nella storia dell’Italia e del mondo: è inutile enumerarli ma uno di essi li sovrasta tutti: il nuovo impero di Roma. E il secondo è che l’antifascismo mondiale è di pura marca ebrea.

Prendiamo ora il libro a pagina 73 ed esaminiamo attentamente quanto vi è detto senza dimenticare che il Ludwig è un ebreo.

“Naturalmente, dice Mussolini, non esiste una razza pura, nemmeno quella ebrea. Ma appunto da felici mescolanze deriva spesso forza e bellezza a una nazione”. Come si vede Mussolini non porta con queste dichiarazioni, nessun secchio d’acqua al mulino giudaico. Razze pure nel senso letterale e arcaico della parola non esistono più, è vero, ma esistono ciò non di meno delle razze nettamente individuate nei loro caratteri somatici e morali. Quanto agli incroci, Mussolini li ammette purchè siano “felici” e anche in questo caso solo “spesso” non “sempre” si hanno liete conseguenze.

Mussolini continua: “Razza: questo è un sentimento, non una realtà;

il 95 % è sentimento. Anche qui i giudei non possono cantare vittoria. A parte le percentuali aggiunte dal giudeo Ludwig, rimane il fatto che la razza esiste sotto l’aspetto biologico e quello sentimentale, cioè spirituale: poichè anche il sentimento è una realtà.

Nella stessa pagina segue una nota polemica contro il razzismo nordico e si comprende perchè esso partiva nei suoi luminari del secolo scorso da una svalutazione della razza italiana.

“L’orgoglio nazionale non ha affatto bisogno dei “deliri” di razza”. Si può confermare. Deliri di razza, no (il delirio è manicomiale), ma “coscienza” di razza, sì.

Nei “Colloqui” era detto che l’antisemitismo non esiste in Italia. Allora 1932. Ma da allora ad oggi è sorto il “semitismo” nel mondo e in Italia. Che ci siano stati degli ebrei patriotti e fascisti, è verissimo, ma è altrettanto vero che ci sono stati ebrei antitaliani e antifascisti. Non fu pronunciata dall’ebreo Treves la frase tremenda: “il prossimo inverno non più in trincea”?

Anche in questa questione delle razze, vi è nel pensiero di Mussolini, al disopra delle necessità tattiche di governo, una coerenza fondamentale ed è quindi perfettamente inutile che gli ebrei italiani mandino a memoria la pagina 73 del libro di Emilio Ludwig, che si chiama viceversa Coen.


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