Pagina:La favorita del Mahdi.djvu/294

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si spolmonavano, invano lo Stato Maggiore galoppava a dritta, a sinistra, dinanzi e di dietro radunando le disperse compagnie.

Verso mezzogiorno l’esercito entrava nei boschi di Kasghill colla speranza di trovare delle sorgenti ed estinguere l’ardente sete. Era appena entrato che urla terribili scoppiarono in coda al quadrato del colonnello Farquhard. Migliaia e migliaia d’insorti, difesi da grandi scudi e armati di coltellacci, di fucili, di lancie, di scimitarre e baionette, erano improvvisamente usciti dai circostanti boschi caricando furiosamente gli egiziani.

L’urto fu sanguinosissimo. Gl’insorti, niente atterriti dal fuoco del quadrato, si avventavano sulle punte delle baionette emettendo urla acute, tentando di sfondare quella muraglia umana. Ma fulminati dinanzi e sciabolati a tergo dai basci-bozuk, si ritirarono confusamente gettandosi in mezzo alle fitte boscaglie dove l’inseguimento diventava impossibile.

Hicks pascià fece suonare il segnale della fermata e si fece porre in batteria le mitragliatrici e i cannoni. Era tempo.

Nuove torme di insorti sbucavano dai boschi con impeto disperato sfidando impavidi il vivissimo fuoco della moschetteria e l’uragano di piombo delle mitragliatrici. Alla loro testa marciavano i dervis1 incoraggiandoli colla voce e coll’esempio e recitando le terribili parole dei Khuatsar che suonano così:

— Colpisci senza tema, giacchè colui che tu odi ha meritato la morte.

I sei quadrati avevano un gran da fare a tenere testa a quei furibondi che sprezzavano la morte e non chiedevano altro che di colpire. Ne uccidevano cento e ne sorgevano duecento, ne ammazzavano di

  1. Dervis, uomini che hanno una fama di santoni. Il Mahdi, ne aveva molti.