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— Se tu sai, Abd-el-Kerim, trovasi solo nella sua tenda? chiese Debbeud al soldato che lo precedeva.
— Credo che sia col capitano Hassarn.
— Chi è questo capitano?
— L’amico del tenente Abd-el-Kerim.
Il bandito aggrottò la fronte e fece un gesto dispettoso.
— La faccenda comincia a diventare imbrogliata, mormorò egli. Se questo Hassarn seguisse l’amico? B’Allai! (Perdio!) Sarà difficile rapirli tutti e due e poi, per che farne dell’altro? Se ci secca gli passeremo una scimitarra attraverso il corpo e lo manderemo diritto in paradiso a tener compagnia al Profeta.
— Fermati, disse il soldato, arrestandosi dinanzi ad una tenda.
— Spicciati, rispose il bandito. Digli che io vengo da Hossanieh e che mi manda una bella donna che si chiama... alto là, amico mio.
Il soldato entrò nella tenda e poco dopo uscì.
Il tenente ti aspetta, entra, gli disse.
— È solo?
— No, col capitano Hassarn.
Lo sceicco cacciò fuori una bestemmia, ma non si smarrì. Colla testa alta e colle mani sui calci delle pistole si fece innanzi e si fermò dinanzi all’arabo che stava sdraiato su di un tappeto, vicino ad Hassarn. I tre uomini si esaminarono con curiosità e quasi con diffidenza.
— Tu hai detto di venire da Hossanieh, non è vero? chiese Abd-el-Kerim.
— Sì, e mi mandò una donna che tu conosci, rispose Debbeud, sbirciando di traverso i due uomini.
Abd-el-Kerim si scosse e s’alzò come spinto da una molla.
— Chi è quella donna? chiese egli, avvicinandoglisi.
— Credo che si chiami Fathma.
— Ed essa ti mandò da me? È impossibile!
Fit Debbeud, quantunque fosse coraggioso, fremette,