Pagina:La favorita del Mahdi.djvu/9

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— È seduto laggiù sotto quella rekuba (tettoia) che beve il narghiléh1.

L’ufficiale girò sui talloni e si allontanò, camminando colla libera eleganza degli animali selvaggi e colla nobiltà che è tutta propria delle nazioni arabe. Attraversò con fatica le linee dei cammelli inginocchiati sulla via carichi di gomma, d’avorio e di maiz, e si arrestò dinanzi ad una rekuba sotto la quale fumava beatamente un basci-bozuk.

Es-selàm âlekom, Oòseir (la salute sia con te) disse l’ufficiale.

Il basci-bozuk, che volgevagli le spalle, si alzò prontamente, fissando su lui due occhi verdi come quelli d’una iena.

— Ah! sei tu Abd-el-Kerim! esclamò. Come mai ti trovi qui? Hai da raccontarmi qualche battaglia avvenuta con quei cani del Mahdi?

— Niente affatto, Oòseir, rispose Abd-el-Kerim. Cerco il greco Notis.

— Tuo cognato?

— Non corriamo tanto, amico mio, disse Abd-el-Kerim, sorridendo. Non lo è ancora.

— Ma lo diverrà.

— Se Allàh (Dio) e il Profeta lo vorranno... L’hai veduto tu, Notis?

— È arrivato dieci minuti or sono, e sorseggia il caffè laggiù in quel tugul.

— Andiamo da lui.

L’arabo e il basci-bozuk, l’uno a fianco dell’altro presero la via che conduceva al caffè del villaggio.

— Come sei con Elenka? chiese Oòseir.

— Sempre in buona relazione, rispose Abd-el Kerim, con tono alquanto freddo.

— Sei un uomo assai fortunato.

— Può essere.


  1. Bere il narghiléh significa fumare col narghiléh, ossia colla pipa.