Pagina:La fine di un regno, parte I, 1909.djvu/111

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Questa pigna sul portone
Qualche cosa dir vorrà:
È la faccia del padrone,
Che in durezza par non ha.

Filippo Carrillo morì nel 1855, e l’anno dopo gli successe nell’insegnamento don Giuseppe Testa, anzi don Peppe Testa, che veniva da Chieti, nel cui liceo era professore di diritto civile. Chi della mia generazione non ha conosciuto e non ricorda questo tipo caratteristico di giurista eminente, rimasto chietino nel discorrere, negletto negli abiti e nel patriarcale costume? Chi non ricorda quell’alta, rosea e tabaccosa figura, che portava guanti neri, divenuti, per il lungo uso e per la larghezza della misura, come egli li chiamava, cauzarielli?1 Montando sulla cattedra se li cavava; e, finita la lezione, li rimetteva, senza muover le dita, nè aveva bisogno di adoperar una mano per distendere il guanto sull’altra. La cattedra del Testa fu sempre tra le più affollate. Il professore parlava con la nasale e lamentosa cadenza abruzzese, ma quanta chiarezza e dottrina in quelle lezioni! Gli successe, dopo il 1870, il suo più valoroso discepolo, Diego Colamarino, altro tipo caratteristico, morto non ancora cinquantenne e già mio collega nel vice sindacato di Porto, durante il sindacato del mio carissimo e indimenticabile Guglielmo Capitelli.


L’Università era per altro deserta, anche prima del 1848. Gli studii privati, tenuti da uomini insigni, raccoglievano allora tutta la gioventù, e primeggiavano quelli di Roberto Savarese, che insegnava diritto romano, diritto e procedura civile; di Luigi Palmieri che insegnava, ad un tempo, chimica sperimentale, filosofia e diritto di natura; di Giuseppe Pisanelli che dettava diritto penale; di don Carlo Cucca, ritenuto somma autorità in diritto canonico. Lo studio di Paolo Tucci e di Salvatore de Angelis, che insegnavano matematiche elementari e sublimi, era frequentato da centinaia di giovani; e così pure quelli di Francesco de Sanctis e di Leopoldo Rodinò, succeduti, nell’insegnamento delle lettere italiane, al marchese Basilio Puoti; e quello dell’abate Antonio Mirabelli, professore di lettere latine. L’inse-

  1. Calzettini.