Pagina:La fine di un regno, parte I, 1909.djvu/33

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anche perchè alcuni, complessivamente, altri singolarmente, accompagnarono la ritrattazione con pretesti non degni del loro grado. I più dicevano di esservi stati costretti dalla forza, altri dall’ignoranza; e il principe di Giardinelli, Gaetano Starabba, dichiarava di aver sottoscritto l’esecrando decreto per le minaccie di fatto, a cui non poteva opporsi, però trascurò la firma qual procuratore del principe Alcontres di Messina; mentre l’ex deputato Ditiglia, barone di Graniano, dichiarava che firmò l’atto di decadenza per semplice errore d’intelletto, e mai per prevaricazione d’animo. E Lionardo Vigo Fuccio, che fu deputato allora e tornò ad esserlo dopo il 1860, e per varie legislature, aggiungeva: "Fui sempre avverso all’illegale e nefando atto del 13 aprile 1848, pur lo firmai, perchè inevitabile in quel tempo ed in quel giorno„.


Pubblico nel terzo volumne il testo delle dichiarazioni, tutte singole e collettive, degli ex Pari e degli ex deputati, togliendole dal libro riferito in nota, e divenuto oggi rarissimo, quasi come un incunabulo. E sono indotto a farlo anche da una circostanza, notata già dal mio amico Mario Mandalari, che cioè le copie delle Memorie Storiche esistenti in Sicilia, quelle da lui consultate, non hanno più le pagine contenenti le ritrattazioni1 divenute, ripeto come ho detto, una rarità storica, anche per le circostanze molto curiose, che vi sono rilevate. Non minor rarità è divenuta la famosa petizione a Ferdinando II, perchè "riprendesse la concessione strappata dalla violenza e dalla perfidia„ sottoscritta dai sudditi continentali. Nessuno, di quanti hanno scritto delle cose del 1848, l’ha avuta veramente sott’occhio. Le numerose copie, con le tante migliaia di firme autografe, furono distrutte, mi si assicura, nel 1860, perchè davvero questa dimostrazione plebiscitaria, consigliata dalla paura, sarebbe stata poco conciliabile col plebiscito nazionale di undici anni dopo, come ora a freddo sono poco conciliabili le postume ire di alcuni siciliani verso il Filangieri in paragone della condotta remissiva dei loro padri. Ecco la petizione immaginata e scritta dal Fortunato, più vergognosa ancora di queste ritrattazioni.


  1. Questa oeservasione fa fatta del Mandalari in sua lunga recensione del mio libro: Roma e le Stato del Papa, nella Rivista L’Italia Moderna. — Roma, 1907.