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che le Potenze alleate si erano prefisso in seguito del Congresso di Parigi.

Il Governo di S. M. Siciliana usufruttuerà questi due luttuosi eventi, servendosi dei medesimi come di potente argomento da opporre alle esigenze di Francia e di Inghilterra.

Nè già quel che io ho l’onore di dire ora a Vostra Eccellenza è basato su semplici mie supposizioni. — Il Comm. Carafa lo espose chiaramente a varii Ministri Esteri e dai medesimi io lo seppi.

Il Governo Napoletano rappresenterà alle Corti di Europa, che egli aveva ben ragione di pretendere conoscere meglio di ogni altro le condizioni politiche in cui versa il paese e sapere che un sistema di più larga liberale amministrazione non avrebbe prodotto che tristi effetti.

La Corte di Napoli dirà ai Governi Esteri che in Sicilia fu tentata una rivoluzione da un condonato politico, e che in Napoli dalle file del suo stesso esercito è uscito un soldato ad attentare ai giorni di S. M. e che l’assassino era pur anco già stato compreso in una amnistia concessa poco dopo il 50.

Questo Governo conta molto sulla impressione che l’attentato di Milano produrrà sull’animo dell’Imperatore Napoleone, e già varie persone attinenti al Governo vanno dicendo che fra poco si vedran di bel nuovo in Napoli i Ministri di Francia e di Inghilterra, le quali Potenze saranno inoltre spinte a ciò dai pressanti consigli delle altre Corti Europee.

Io non so se le precitate ragioni del Governo Napoletano saran tenute per buone da Francia ed Inghilterra e se come qui si vuol far credere esse coglieranno con premura questa occasione onde mostrarsi soddisfatte del modo di agire del Re di Napoli ed accettata la soluzione della vertenza quale gli ultimi eventi l’hanno preparata, rannodare le relazioni diplomatiche con questa Corte.

Vostra eccellenza meglio di me è in grado di esser informato delle disposizioni delle due Potenze del modo con cui hanno accolto l’annunzio dei due tristi eventi precitati, e del risultato che sarà per tener loro dietro.

Permettendomi io però di esaminare le ragioni della Corte di Napoli e le basi su cui poggiano, mi parrebbe che i moti di Sicilia e l’attentato sulla persona del Re invece di infermare i consigli amichevoli dei due Governi Alleati, valgono invece a chiarirne il senno e l’opportunità e dar loro quel maggior peso che le previdenze ritraggono sempre dai fatti.

Ed in realtà le Potenze Occidentali avevano saggiamente avvisato il Re di Napoli che il sistema di governo da lui adottato doveva aver per necessaria conseguenza di scalzare dalle basi il prin-