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La carica degli elettroni 107

dove g è la accelerazione della gravità costante per tutti i corpi, a il raggio del corpo o della gocciolina, il coefficiente di attrito interno dell’aria. Sostituendo per g e i valori che conosciamo, si può scrivere

103) .

Ora è facile misurare sperimentalmente la velocità di caduta delle goccioline perchè il loro movimento si può seguire o ad occhio nudo o con un semplice microscopio, e così si può determinare il raggio della gocciolina. Noto il raggio è noto il volume, e noto il volume, come s’è detto, risulta noto il numero delle goccioline cadute. E se il numero degli elettroni presenti nel tubo, in cui l’esperienza si esegue, non è eccessivo, ogni elettrone è un centro di gocciolina, quindi il numero di queste è eguale al numero degli elettroni. Conosciuto questo, e misurata la carica totale che essi hanno trasportato, resta determinata la carica individuale, che è quello che si cercava. Questo metodo è quello seguito dal Thomson che per la prima volta determinò la carica elettrica degli elettroni. Il valore che egli trovò è il seguente

104) u. e. s.

Dopo di lui anche C. T. R. Wilson ha misurato questa grandezza con un metodo di poco cambiato, ed ha ottenuto lo stesso risultato.

Anche questo valore è una costante per gli elettroni qualunque sia la loro origine.

Inoltre esso coincide con la quantità di elettricità trasportata da un ione elettrolitico monovalente, per es. da un atomo di idrogeno.