Pagina:La guerra del vespro siciliano.djvu/148

Da Wikisource.
132 la guerra [1282]

corte di Carlo. La dimane poi ragunato in buona forma il consiglio della città, Mussone fa salutato a pien popolo capitano: e invocando il nome santo di Cristo, si bandì la repubblica sotto la protezion della Chiesa: con grandissima pompa fu spiegato il gonfalone della città. Eletti insieme a consiglieri del nuovo reggimento, i giudici Rinaldo de’ Limogi, Niccoloso Saporito, l’istorico Bartolomeo de Neocastro, e Pietro Ansalone; e gli officiali tutti, financo i carnefici, quasi a mostrare che la spada della giustizia sottentrasse a disordinata violenza; ma troppo presto era ciò per tanto rivolgimento. Richiamaronsi il dì trenta aprile le galee da Palermo; inviaronsi in vece messaggi di amistà e federazione1.

Erberto, non più sicuro nella sua rocca, all’intendere que’ casi ripigliò il vecchio ordegno delle divisioni, senza migliore fortuna. Della famiglia Riso2, che s’era con lui

  1. Bart. de Neocastro, cap. 24, 25, 30.
    I nomi di quei giudici si ritraggono da un diploma del 10 maggio 1282, ne’ Mss. della Bibl. com. di Palermo, Q. q. H. 4, fog. 116, trascritto dal tabulario della chiesa di Messina. Ivi si legge l’intitolazione: Tempore dominii Sacrosanctæ Romanæ Ecclesiæ et felicis communitatis Messanæ anno I. Residente Capitaneo in Civitate Messanæ nobili viro domino Baldoyno Mussono una cum suscriptis judicibus civitatis ejusdem, etc. Or questo una cum, fa comprendere che i detti giudici, nome che allor davasi a tutti i legisti, fossero compagni nel governo al capitano, cioè i consiglieri de’ quali parla il Neocastro, ch’era un d’essi appunto.
  2. Da tutte le memorie del tempo appare, che questa famiglia de Riso da Messina fu nobile, e potente, e piena d’uomini valorosi, ancorchè sventuratamente si fossero gittati al tristo cammino di parteggiare contro la patria. Di ciò fu punita severamente questa schiatta: spentane la più parte; gli altri condotti a mendicare un pane da’ nemici del lor paese. De’ tre fratelli di cui fa menzione il Neocastro, per nome Riccardo, Matteo, e Baldovino, questi ultimi furono morti a furia di popolo in Messina di giugno 1282; il primo dicollato sopra una galea alle bocche del golfo di Napoli dopo la battaglia del 6 giugno 1284, nella quale avea portato le armi contro i suoi concittadini. Giacomo e Parmenio loro nipoti, de’ quali anche parla il Neocastro, e Arrigo, Niccoloso, un altro Matteo, Squarcia, Scurione, e Francesco, di cui veggonsi i nomi in parecchi diplomi, si rifuggirono in terra di nimici, e da loro ebbero sussidi, ufici lucrativi, e aspettativa di feudi. Mi par bene porre qui una lista di documenti risguardanti questa famiglia.
    1274.--Niccoloso de Riso era giustiziere in Bari. Diploma del 27 maggio quinta Ind. (1277), r. archivio di Napoli, reg. segnato 1268, A, fog. 29, a t.
    1286, 9 luglio.--Diploma di re Giacomo di Sicilia. Concede a Guglielmo Conto, e a Venuta da Messina alcuni beni di maestro Palmiero (forse Parmenio) de Riso, fellone, e di Niccoloso de Riso figliuolo del fu Corrado; il qual Niccoloso era stato preso nella battaglia del porto di Malta, ed era prigione tuttavia. Pubblicato dal di Gregorio, Bibl. arag., tom. II, pag. 500.
    1287, 15 gennaio.--Sussidio di once dodici all’anno, dato da’ governanti di Napoli alla famiglia di Parmerio de Riso uscito di Sicilia. Elenco delle pergamene del r. archivio di Napoli, tom. II, pag. 21.
    1292, 8 luglio.--Sussidio di once due al mese ad Arrigo de Riso, che per fedeltà al re avea perduto ogni cosa. Ibid., pag. 94.
    1298, 29 settembre e 10 ottobre.--A Squarcia de Riso, giustiziere d’Apruzzo oltre il fiume di Pescara. Ibid., pag. 207.
    1299, 19 marzo.--Diploma di Carlo II, pel quale è conceduto _Squarcie de Riso Messane militi dilecto familiari et fideli suo_ il castello e terra _Sancti Filadelli situm in valle Demonis_ (San Fratello) in luogo di quel di Sortino datogli _olim serviciorum tuorum intuito_, ma non occupato dalle armi regie. Reg. del r. archivio di Napoli. 1299, A, fog. 48, a t. 1299, 9 aprile.--Per consegnarsi della moneta dalla zecca di Napoli ad Arrigo de Riso da Messina fedele del re, ec. Ibid., fog. 31, a t.
    Detto, ultimo aprile.--_Mattheo de Riso militi statuto super recollectionem presentis donj in Aversa._ Ibid., fog. 66.
    Detto, 2 maggio.--_Henrico de Riso de Messana militi_, per altre faccende di re Carlo. Ibid., fog. 66.
    Detto, 5 maggio.--Assegnata una rendita di 30 once all’anno in dote a Cecilia de Riso, figliuola di Squarcia, in merito della fedeltà di costui, e dei gravi danni sostenuti ne’ suoi beni. Ibid., fog. 55, a t.
    Detto, 9 giugno.--Accordate cent’once in dote alla figliuola di Scurione de Riso milite, ch’era esule e soffrente per lealtà.---Ibid., fog 90, a t.
    Detto, 23 giugno.--Conceduta a Squarcia de Riso la terra di Melise in val di Crati. Ibid., fog. 96.
    Detto, 14 luglio.--Conceduta a Matteo ed Arrigo de Riso militi, e a Francesco de Riso da Messina la terra di Geremia in Calabria. Ibid.