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[1282] del vespro siciliano. 175

quando gli erano pervenuti senza dubbio gli avvisi de’ fatti di Sicilia, affrettò ogni suo apparecchiamento alla guerra. L’opra d’un mese, dice Montaner, in otto dì fornivasi sotto gli occhi del re. Adunossi picciola forza di cavalli, e molta di eletti fanti leggieri1: la più parte dell’oste si trovò a porto Fangos presso Tortosa il dì venti maggio2: e allor Pietro con estrema cura ogni cosa ordinò all’assetto della regia casa e del regno. Accelera il matrimonio d’Alfonso suo con Eleonora figliuola d’Eduardo I d’Inghilterra; deputando i vescovi di Tarragona e di Valenza a dare per lui il paterno assentimento3. Destina a reggenti dello stato il medesimo Alfonso e la regina Costanza. Fa testamento, con istituire Alfonso erede de’ reami d’Aragona e Valenza e del contado di Barcellona: e leggiamo ancora che di presente ne cedea la sovranità al figliuolo, chiamando in gran segreto testimoni alla rinunzia, Pietro Queralto, Gilaberto de Cruyllas, Giovanni di Procida, Blasco Perez de Azlor, e Bernardo de Mopahon; atto consigliato da antiveggenza dì ciò che avrebbe fatto contro di lui la corte di Roma, o piuttosto finto dopo la deposizione, per eluderla nelle forme, e mostrar ceduta la corona al figliuolo, innanzi che il papa si avvisasse strapparla al padre4. Il tre giugno

  1. D’Esclot, cap. 77 e 78.

    Montaner, cap. 46, 4º.
  2. Surita, Ann. d’Aragona, lib. 4, cap. 13.

    Veg. anche Geste de’ conti di Barcellona, cap. 28, nella Marca Hispanica del Baluzio.
  3. Diploma dato di Port Sangos o Fangos il 1 giugno 1282, in Rymer, atti pubblici d’Inghilterra, tom. II, pag. 210.
  4. Surita, Ann. d’Aragona, lib. 4, cap. 19 e 20.

    Parecchi documenti confermano l’esistenza di questa donazione segreta; lasciandoci sempre nel dubbio, se il re l’avesse fatto veramente in giugno 1282, o finto nel 1283. Sono essi:
    1. Un breve di Martino IV a Filippo l’Ardito, d’Orvieto 10 settembre 1283, negli archivi del reame di Francia, J. 714, 5. Il re avea mandato due ambasciatori per sapere se la concessione del regno d’Aragona ad uno de’ suoi figliuoli, che allor si trattava, potesse incontrare ostacolo nella rinunzia di Pietro in favor d’Alfonso. Il papa rispondea che non s’era allegata questa eccezione, ma che in ogni modo egli e ’l collegio de’ cardinali, la teneano come futilissima e di niun valore.
    2. Una rimostranza degli arcivescovi, vescovi e altri prelati, de’ maestri de’ Templari, Ospedalieri e altri ordini religiosi militari, de’ conti, visconti, baroni, delle università di città e ville e di tutti i popoli infine de’ reami d’Aragona e Valenza e della contea di Barcellona, indirizzata a papa Onorio IV, e a tutto il collegio de’ cardinali, scritta in carta bombicina, con la nota d’essersi copiata in quatuor foliis papiri, e mandata alla corte romana; negli archivi del reame di Francia J. 588. 27. La nazione Aragonese e Catalana chiedea la rivocazione della concessione, che Martino ingannato avea fatto a favore di Carlo di Valois; e pregava il papa che non la sottomettesse alla dominazione francese, ma lasciasse pacificamente regnare Alfonso. Tolta la rettorica, le ragioni erano: che Giacomo il Conquistatore, con assentimento di Pietro suo figliuolo allora infermo, avea fatto donazione de’ regni al nipote Alfonso: che il dì della coronazione di Pietro in Saragozza, tutti i baroni aveano giurato di ubbidire dopo la sua morte ad Alfonso: che Pietro, secondo gli usi di Spagna, donò inter vivos i suoi stati al figliuolo, e dichiarò che li terrebbe da lui in usufrutto durante la propria vita: che infine li avea lasciato per testamento al medesimo Alfonso: e che tutti questi atti erano antecedenti all’impresa di Sicilia, e a qualsiasi altra offesa che Pietro avesse recato alla santa sede. Sostenuto così il dritto perfetto d’Alfonso, si allega ch’egli non n’era punto decaduto, perchè non avea avuto alcuna parte all’impresa di Sicilia. S’aggiugne che la nazione anche ignorava questa impresa, e di buona fede credea preparato l’armamento contro i nemici del nome cristiano; maxime cum hoc idem Dominus P. (Petrus) aperte diceret se facturus, ac se hoc velle facere ipso facto probaret, dum ad partes Sarracenorum, cum decenti bellatorum societate se contulit, et pro debellandis inimicis fidei, romane Ecclesie auxilium postulavit.
    3. Finalmente si fa parola della donazione ad Alfonso nella bolla di Bonifazio VIII, data il 21 giugno 1295, per la quale furon resi a Giacomo i regni, come li tenea Pietro, antequam Ecclesiam offendisset in aliquo, et de predictis regnis et comitatus in quondam Alphonsum primogenitum ejus, donationem, ut dicitur, contulisset. Raynald, Ann. ecc., 1295.