Pagina:La guerra del vespro siciliano.djvu/309

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[1284] del vespro siciliano. 293


questo in un baleno per tutta l’isola, con maraviglia e dolore dell’universale, caddene l’animo ai partigiani d’Alaimo, crebbe a que’ della corte. Ond’ecco l’ammiraglio con la fama delle recenti imprese, seguito da una mano d’usciti del reame di Napoli, gittasi a sollevar la plebaglia di Messina, gridando tradimento contro i migliori che teneano per Alaimo. Rabbiosa e diversa, chiamando a morte i prigioni francesi, corre la canaglia alle case d’Alaimo, ove assai n’erano, e al palagio del re, che serravane cencinquanta sotto la guardia di venti soldati catalani: e qui seguia grand’esempio di virtù da una parte, di atrocità dall’altra, a mostrare a che estremi opposti portinsi gli uomini. Perchè i Catalani alla prima fecer testa; ma vedendosi sforzati, sciolgono i prigioni, e armatili alla meglio, lor dicono: «Insieme, per le vostre vite combatteremo,» e da finestre, da tetti, coi tegoli, con le armi ributtano gli assalitori, ancorchè ingrossati al romore. Allora gli usciti gridarono al fuoco; e mettean cataste intorno il palagio.