Pagina:La guerra del vespro siciliano.djvu/64

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48 la guerra [1266-82]

geva appo noi. Essa fu incentivo grandissimo ai turbamenti dell’ottantadue, perchè e l’insolenza portava della vittoria, e ’l dispetto di signoria forastiera, e l’uso a dritti o angherie, radicati in Francia, ignoti in Sicilia1. Però insopportabili qui rendeansi i novelli feudatari. Con insolite esazioni aggravavano le industrie; rapiano apertamente; taglieggiavano vassalli, e viandanti; tenean private carceri pei colpevoli e più per gl’innocenti; intrigavansi di forza ne’ negozi de’ comuni; ad ogni eccesso le violente mani stendeano2. Del che più largamente diremo, divisando i soprusi de’ famigliari e degli altri officiali del re; ch’essi e’ feudatari eran di una genía tutti, senza ragione nè patria, tutti accozzati di varie genti, Francesi, Provenzali, Fiamminghi, e trapiantati nell’inimico paese, presero come venturiera masnada una sembianza propria e nuova, un’indole rapace, crudele, pessima; nè Francesi li direi, se non fossero stati i più, e l’uso delle tradizioni e istorie nostre non mi sforzasse. Rimessi se ne stavano intanto i baroni siciliani, dal re bersagliati e dai feroci compagni, ed usi a vivere negli antichi termini co’ vassalli. Quanto del baronaggio dico io dunque, s’intenda del nuovo. Nè maravigli alcuno a vederlo sì sfrenato sotto sì dispotico principe; avvegnachè, riguardo all’autorità regia, tenealo egli a segno; i dritti sovrani geloso

  1. Veggasi la nota in principio del presente capitolo sulla esorbitanza de’ dritti feudali di Francia al paragon de’ nostri in que’ tempi; e Vivenzio, Storia del regno di Napoli, tom. II, pag. 12 e 13.
    È da notare che que’ medesimi atti dei quali si lagnano gl’istorici nostri e del continente d’Italia, come d’oppressioni insopportabili de’ Francesi in Sicilia, riferisconsi dagli istorici del dritto pubblico francese, come leggi, dure sì ed ingiuste, ma ricevute universalmente in Francia ne’ secoli di mezzo. E questa è un’altra prova del divario grandissimo tra la feudalità francese e la siciliana, di gran lunga men barbara, del secolo XIII.
  2. Capitoli del regno di Napoli, pag. 39 e 40, capitoli dati il 10 giugno 1282.