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gingapi — 183 — giulio

Francia (1554) per la loro bassa lega (mrn., 1, 365). Erano cattive imitazioni dei mezzi Caroli e dei Liard, ed alcune portavano, con la dicitura gillei numisma, la testa di Carlo V o una F coronata (Francesco I) (pda., tav. cxxiv, 9-11).

Gingapi. Mon. dei duchi di Bretagna coniata nella zecca di Guingamp.

Ginocchiello. Nome dato in Venezia al Soldino che trovasi così menzionato in due documenti del 7 e dell’8 nov. 1332 (zmi., IV, 146). Era così nominato perchè porta la figura del doge inginocchiato (pmv., I, tav. IX, 14). Valeva 12 Den., pes. gr.ni ven. 14 2/3 circa, lega car. 40 per marca, cioè di fino gr.ni 14/3.

Giorgino. Molte mon. col s. Giorgio a cavallo presero questo nome, siano in oro che in argento. Il Giorgino d’oro fu coniato nel 1718 in Genova al tit. di 1000, del peso di gr.mi 3,440 e del diam. di mm. 21 (tdg., 224 244). Il Giorgino d’argento si coniò in Genova nel 1668 per servire al commercio del Levante come il Luigino, il Ligurino, il Giustino ed il Gianuino; era al tit. di 583 mm. al peso di gr.mi 2,180-2,040 ed il diam. di 22 mm. (tdg., tav. VI, n. 55; cni., xv, 16). La zecca di Ferrara, sotto Alfonso II (1559-57), emise un Grosso d’argento che prese il nome di Giorgino perchè vi si vedeva s. Giorgio che atterra il demonio. Questa mon. fu imitata in Modena, ma invece del s. Giorgio vi fu posto s. Geminiano; ciò non pertanto correva col nome di Giorgino modenese ma anche di Geminiano. I primi Giorgini modenesi furono emessi da Cesare duca, nel 1598, al valore di 5 Sol. (pes. gr.mi 2,60-2,32), che, a moneta locale, valevano L. 0,44; nel 1604 erano alla bontà di onc. 5 e den. 16 per lib., ed al taglio di pezzi 129 e 130 per lib. mod. Nel 1605 si ridussero ad onc. 5 e den. 14 di bontà (CZM., 78). Ve ne erano peraltro di due sorta, quello cioè col s. Geminiano in piedi, del val. di cui sopra, e quelli detti Giorgini in ginocchio che erano alquanto più pesanti (gr.mi 2,42) e valevano Lire mod. 0,5 (czm., 89, tav. VIII, n. 66-67). Nel 1722 Rinaldo duca, fece bollare i Giorgini vecchi del Duca Francesco I, quelli del Duca Alfonso I, ed i propri, battuti «con lega regolata sul valore dell’argento corrente ai tempi della loro battuta che era tanto inferiore a quello che corre oggi etc.». I Giorgini bollati si dovevano spendere per 20 Sesini e 3 facevano la Lira modenese da 20 Sol., mentre quelli non contrassegnati seguitavano ad avere il valore di 5 Bolognini, cioè 4 per Lira mod. Il contrassegno era un giglio da una parte ed un aquiletta dall’altra. Fu anche proibita la estrazione di questa moneta dagli Stati del Duca, sotto pena di 100 Scudi d’oro per ogni Gior-

gino (czm., 301, doc. 74). Paolo V e successori coniarono in Ferrara il Grosso col s. Giorgio ma non risulta che prendesse il nome di Giorgino.

Giorgio d’oro, Georg’. Mon. d’oro che aveva corso nell’Hannover (1823) al val. di 42/3 Risdales cash o 5 Risdales in oro. La moneta cash serviva, come moneta legale, per il pagamento delle tasse; quella in oro od a valore d’oro, era in uso per le transazioni di commercio. La proporzione fra le due specie di monete era come 14 a 15. N.º 32 Giorgi d’oro pesavano un marco di Colonia ed erano alla bontà di car. 21 e gr.ni ven 8 (KCU., 191). Presero il nome da Giorgio Alberto conte della Frisia orientale (1708-1734) che li fece coniare. Il Giorgio da 5 Risdales di Giorgio II coniato nel 1758 pes. den. 5,14,50; bontà car. 21,22; val. Lit. 20,46,6, (Sc. rom. 3,82 1/2); porta l’indicazione del valore. Vedi Thaler.

Girasoli. Si dissero alcune mon. d’arg. di Mantova coniate durante l’assedio del 1629-1630, dal Duca Carlo I (1629-1637), del val. di 160 Sol. ovvero 8 Lire mantovane, dette anche Talleri-fiore, e da 80 Soldi o mezzo Tallero. Presero quel nome dal girasole (eliotropo) che vi era impresso dal lato dello stemma. Si ridussero presto al valore di L. 4,10 (m. 1.) e nel 1631 vennero ritirate non avendo l’in trinseco corrispondente al valore nominale (PORT, Zecca di Mantova, 1, 1).

Giubileo d’oro. Mon. fatta coniare da Nicolò V del val. di 3 Ducati d’oro, in memoria dell’anno santo da lui celebrato nel 1450. Il conio è di Francesco Mariani di Firenze. Trovasi un esemplare di questa rara moneta, nella raccolta di S. M. il Re d’Italia (BNS., Camerino, 1875, 237).

Giulio, Iulius. Prese il nome di Giulio, il Grosso papale o Carlino d’argento di Giulio II (1503-1513). Questo papa, non appena salito al trono, pensò alla riforma della moneta. Paride Grassi ci riporta le ordinazioni fatte. Con

ROMA - Giulio II 1503-1513.

Grosso papale (Giulio.


ordinanza del 20 lug. 1504 il papa stabilì: «Reformetur stampae monetariae pro ducatis, carlenis, bononiensis etc. Cogitetur de cunio monetae si posset reduci Urbs ad monetam papalem exclusa forensi etc.». I Carleni o Carlini di cui sopra furono riformati e presero il nome di Giulii per distinguerli dagli antichi e fu-