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scudo raguseo — 467 — scudo vertugadino

s. Andrea e nell’esergo scritto mantuae. Questi Scudi primi furono ritirati nel 1631 perchè non avevano l’intrinseco corrispondente al val. nominale (pzm., 1,3). Vedi Scudo obses.

Scudo raguseo. Si disse dello Scudo d’argento con. in Ragusa dal 1708 al 1750 al valore di 3 Iperperi, o meglio di 36 Grossetti. Era di argento, di lega 625 mill. peso gr.mi 15,73 - 17,96 e dm. 37-38 mill. (Peso corr. al marco della zecca di Venezia car. 80, intrinseco car. 45 e 7/18). Valore intrinseco, considerato l’argento a L. 12,8 l’onc., L. 3, 17,8 5/6 (1796). Fu coniato anche il mezzo Raguseo (rin., xviii, 227).

Scudo repubblicano di Perugia. I Consoli della Repubblica Romana nell’anno 1799 fuggirono da Roma e ripararono nella fortezza di Perugia e quivi fecero battere con gli argenti delle chiese alcuni Scudi di argento per sopperire alle spese urgenti, ma ritornati dopo pochi giorni in Roma fu sospesa la coniazione di quelle monete delle quali si conoscono solo pochi esemplari (cmp., 402, n. 2 e tav. iii, n. 17).

Scudo repubblicano di Roma o Scudo romano. Coniato nel breve periodo della Repubblica romana (1798-1799). Si conoscono due tipi ben differenti. L’uno con scudo romano e figura di donna che poggia la destra sopra un fascio consolare con scure, e nella sinistra tiene un’asta in cui s’innalza il pileo della libertà (cmp., 402, n. 1), l’altro con rep. romana e aquila in ghirlanda di fiori sopra un’ara sulla quale poggia il fascio consolare e che ha sulla fronte due spade, ed il pileo della libertà e nel campo del R/ liberta romana 27 piovoso e nel giro giorno che vale di tanti anni il pianto (cmp., n. 3, tav. III, n. 18). Furono disegnati ed incisi dal Mercandetti.

Scudo riccio. Nome dato allo Scudo d’oro coniato in Napoli la prima volta da Carlo V (1519-1556) e poi dai successori. Sembra peraltro che anche lo Scudo o Ducato d’oro che

palermo Carlo II (1665-1700).

Scudo d’oro (detto riccio) del 1697).


fu coniato in Spagna da Giovanna la Pazza e Carlo d’Austria (1516-1519) col titolo di re di Sicilia correva in Napoli col nome di Scudo riccio (vmn., 71, 112, 129). Non si conosce la ragione di questa denominazione. In un

bando sopra il valore degli Scudi d’oro e Doppie, del 2 genn. 1596, emanato in Roma si legge che gli Scudi e le Doppie ricci si dovevano valutare, unitamente a quelli di Roma, di Francia, detti del sole, di Spagna, di Venezia, di Genova e di Fiorenza, 2 1/2 % di oro in più degli altri Scudi e Doppie coniate nelle altre zecche etc. (gad., doc. XCIII). Una prammatica dell’11 dic. 1688 porta il valore dello Scudo riccio a Carlini 24. Vedi Scudo d’oro di Napoli.

Scudo robusto (Robustus). Nome dato ad uno Scudo d’argento coniato in Anversa durante l’assedio per parte del Duca Farnese (1584-1585) ove è improntato un guerriero con clava e scudo. Nel R/, il Leone di Brabante e la dicitura confortare et esto robustus.

Scudo romano d’argento. Un editto del 6 mag. 1786 ci dà i seguenti valori dello Scudo romano d’arg.: peso den. 22 e 73/100, valore 10 Giulii o Paoli ovvero 100 Baiocchi. Altro del 1835 (10 genn.) stabilisce che debba avere 9/10 di fino ed 1/10 di lega. Si divideva in 10 Paoli da 10 Baiocchi l’uno, da 5 Quattrini, da 2 Denari. Si cambiava nel 1840 con Lire toscane 6,6,8, con Lire austriache 6,17, con Lire italiane 5,37 e con Fiorini d’argento 3,80 (rmp., tav. VII). Vi erano spezzati da Baj. 50 (1/2 Scudo) da Baj. 30, da 20 (Papetto), da 10 (Paolo) e da 5 (Grosso). Vedi Scudo papale di argento.

Scudo sardo. Mon. di arg. fatta coniare da Carlo Emanuele III re di Sardegna nel 1768 nella zecca di Torino (arg. dm. 38, gr.mi 23,37) (cni., xxix, 16). Tipo: Testa a sinistra, scudo sardo in cartoccio.

Scudo senza corona. Scudo d’arg. coniato in Genova nel 1567 al val. di L. 4 (m. 1.). Fu così chiamato per distinguerlo da quelli battuti in seguito che avevano la corona sovrapposta allo stemma (arg. tit. 958, gr.mi 27, 372). La Repubblica assumendo il titolo di serenissima si appropriò la corona, ponendola nel sigillo e nello stemma dal 1579 in poi (tdg., xlii).

Scudo spadino. Vedi Spadino.

Scudo stampe. In una nota della Universale tariffa di Stanislao Morelli si legge a p. 6: «Lo scudo stampe è immaginario; si divide in Soldi 20 ed il Soldo in 12 Den.; si serve di questa moneta per il cambio di alcune piazze. SCUDI 1600 oro STAMPE equivalgono a scudi 1523 moneta di argento». Per le lettere di cambio che si acquistano per l’estero e per quelle pagabili nello Stato equivalgono a Scudi 1525. L’autore si riferisce ai pontificati di Clemente XIII e Clemente XIV. Vedi Scudi delle stampe.

Scudo vertugadino. Vedi Écu vertugadin.