Pagina:La pastorizia.djvu/93

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84 la pastorizia,

Madri novello appresterai lo albergo
335Nell’ampio ovile; e le ingegnose imita
Api che ai figliolin, che il ventre omai
Patir non puote, in primavera assestano
Lineando lor celle, e fan tesoro
D’ogni fior ricogliendo e d’ogni stelo.
340Giovi intanto recar dentro ai presepj
Col disseccato fien molli farine
In tepid’onda, se il dicembre è crudo.
Poi le pendenti intorno a le mammelle
Sordide lane di ricider pensa;
345Che lo stupido agnel spesso, in iscambio
De’ capezzoli, afferra avido, e molto
Succiando inghiotte, misero! e perisce
Di fame; chè i vitali aditi empiendo
L’avvolta lana, anéla tosse move
350Dai precordj insanabile, e le vie
Oppíla e chiude onde tragitto ha il cibo.
     Veneranda Ilittia, che dell’Amniso
Regni la sponda e dell’Asteria Delo:
Tu di Giove figliola, a cui le madri
355Gravi, condotte nel travaglio, pregano
Di soccorso: tu lieta di fanciulle
Servatrice prudente, o Dea Lucina,