Pagina:La secchia rapita.djvu/264

Da Wikisource.

ANNOTAZIONI

________


CANTO PRIMO.


Stanza I. Il Sig. Dott. Giovannandrea Barotti Ferrarese è d’avviso che il Tassoni preso abbia l’azione del suo poema da due diversissime guerre ch’ebbero insieme in due vari tempi le città di Modena e di Bologna. „ Cominciò la più antica dall’anno 1248 dopo la rotta di Federigo II. sotto le mura di Parma, e venutosi nel seguente a battaglia in un luogo di Modena detto Fossalta, vi restarono i Modenesi disfatti, ed Enzio re di Sardegna prigione. La più moderna avvenne nel 1325, in cui seguita la battaglia a Zappolino con perdita e fuga de’ Bolognesi, vennero questi inseguiti da’ vincitori con tal precipizio, che, allo scrivere di alcuni Cronisti, entrarono gli uni e gli altri in Bologna, e fu allora che in segno di loro vittoria rapirono i Modenesi la catena della porta della città (come dal Morani Rer. Ital. Script. tom. XI., e dal Ghirardacci Istor. di Bol. l. 20 fu detto) e nell’esser respinti fuori recarono seco una secchia di legno, che tolsero a un pozzo, come sulla fede di croniche antiche fu scritto dal Vedriani Istor. di Mod. l. 15. Quest’ultimo conflitto narrato a suo modo dal Poeta nel Canto I., ma principalmente il rapimento della secchia, lo finse il Tassoni, come occasione del grande armamento, e della fiera battaglia del 1249, a fine che la primaria azione del suo poema non fosse priva di quel carattere che si prefisse e mantenne per tutta l’opera, di mescolare con graziosi capricci il grave e ’l burlesco. „ E certamente debb’essere questo anacronismo di leggieri perdonato ad un Poeta, il di cui scopo fu non di eccitare il maraviglioso, siccome nell’Epica avvenir suole, ma di muovere bensì il riso con acconci motteggi, con un bizzarro ed ameno contrasto del sublime coll’umile, e con una giocosa satira, e ben condita.

   I Bolognesi sono chiamati Petronii, e i Modenesi Gemignani dai nome de’ SS. Protettori delle loro città.

St. II. Questi è D. Antonio Barberini, che fu poi Legato due volte di Bologna, cioè nel 1629 e 1642, secondo ed ultimo figlio di Carlo Barberini, fratello maggiore di Papa Urbano VIII., e perciò viene dall’autore chiamato Nipote del Rettor del mondo.