Pagina:La signora dalle camelie.djvu/12

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ve lo ripeto, mìa caro signor Varville, voi non giungerete a farmi dividere la vostra passione. Io vi permetto di venire da me a qualunque ora, entrare quando sono in casa, aspettarmi se ne sono uscita; ma vi protesto che se continuate a parlarmi d’amore, io sarò costretta ad ordinare che vi lascino alla porta di strada. Scolpitevelo bene in mente e... per ora basta così.

Varville. Eppure, Margherita, l’anno scorso a Bagnères mi avete fatto concepire qualche speranza!

Margherita. Ma a Bagnères io era ammalata e m’annoiava mortalmente... qui invece è tutt’altra cosa... sono guarita e mi diverto.

Varville. Dite piuttosto che quando si ha la fortuna d’esser amata dal duca di Manriac...

Margherita. Pazzo!

Varville. E che si ama il conte di Gray!...

Margherita. Io sono padrona d’amare chi a me più pare e piace; ciò non riguarda alcuno, e se voi non avete qualche cosa di più nuovo a dirmi, potete andarvene.

Varville. No. Io resterò qui a vostro dispetto.

Margherita. Davvero!... allora sedete al piano-forte... è il solo luogo dove voi fate una mediocra figura!

Varville. E cosa debbo suonare per divertirvi?

Margherita. Dio buono! tutto quello che vorrete.

SCENA QUINTA


Nanetta e detti.


Margherita. Hai ordinata la cena?

Nanetta. Sì, o signora.