Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1842, I.djvu/121

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man avea già fatto ravvisare in quei monumento il nostro filosofo: tuttavolta, osserra il Visconti, quell’apotegma, che scritto leggevasi nel tempio di Delfo, non fu attribuito a Chilone senza contraddizione. Que’ medesimi che glielo appropriano sono d’avviso che il sapiente non abbia preso che una risposta datagli dall’oracolo. Checchè ne sia, i più degli antichi ne fecero onore a Chilone.


CAPO IV.


Pittaco.


Il ritratto di questo sapiente fu dal Visconti tratto da una medaglia ch’ha nel rovescio quello di Alceo. Così la gloria nazionale, dice il sommo archeologo, e la celebrità letteraria hanno fatto congiugnere sopra un monumento di poche linee d’estensione due emuli, che non potevano star bene insieme nel loro paese natio.Le satire del poeta non offuscarono la gloria del sapiente, il quale acuto per sorte di guerra nelle mani il sedizioso, gli accordò un generoso perdono.

I. Con una rete che avea sotto lo scudo avviluppò furtivamente Frinone. — A tempi di Pittaco tutto era concesso a difesa della patria. — Dolus an virtus quis in hoste requiret! — Lo stesso Plutarco ammira lo stratagemma della rete nascosta, e tutta l’antichità cita con plauso ciò che i moderni chiamerebbero un'indegna superchieria, dimentichi delle reti che da’ nostri politici si vanno ponendo in pratica tutto dì! — Da questa astuzia è opinione di alcuni che sieno nati i retiarii romani. — Polien. stratag. ecc.

VI. Morì già vecchio ec. — L’anno 570 innanzi l’era volgare.